«in ultimo ho compiuto il giro del mondo, attraversando la Germania, la Finlandia, la Russia e giungendo, per la transiberiana in Cina e di là, nel Giappone, nell’isola Honolulu sul Pacifico, a San Francisco in California, nelle primarie città nord-americane e ritornando a Napoli da New York». Queste tappe visitate in pochi mesi farebbero la felicità di molti viaggiatori, ma sono ancora più affascinanti se si pensa che sono tratte da un’intervista rilasciata dalla pittrice Amalia Besso (1856-1929) ricordando i suoi spostamenti tra il 1910 e il 1911.
Il lungo viaggio che la Besso intraprese in quegli anni doveva essere vissuto come una nuova giovinezza e abbastanza ardito per una donna dell’epoca. La pittrice, nata Goldmann, era rimasta vedova nel 1907 di Beniamino Besso, direttore delle Ferrovie Sarde e autore di diverse pubblicazioni a carattere scientifico. I luoghi che questa pittrice ebrea triestina riportò su tavolette di piccolo formato, chiamate “impressioni di viaggio”, restituiscono gli scorci e le figure incontrate. Ciò che le rende interessanti non è però la loro fattura, ma le vicende da cui sono nate. Ciò che cambiò la sua arte furono le curiose lezioni di pittura seguite a Tokio sotto la guida del maestro Hama che alternavano esercizi “psicoteorici”, alla pittura d’immagini naturali. Esposte in diverse mostre italiane negli anni seguenti caratterizzano la sua produzione per molti anni.
Al suo ritorno Amalia Besso continuò a dedicarsi a opere filantropiche, come aveva fatto tra l’altro per molti anni per gli Asili infantili Israelitici di Roma, cominciando anche una carriera politica. Se la pittura, al tempo, non era cosa per donne lo era ancora meno la politica. Mai presa fino in fondo in considerazione in arte, preferì la seconda carriera allineandosi al sentire comune dell’Italia dell’epoca, ma questa è un’altra storia.
(Amalia Besso, da «La Donna», 20 giugno 1910)