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    Angelo Giannotti e l’argento della Scola Siciliana. Oggetti preziosi che raccontano storie

    Un prezioso argento, simbolo della festività ebraica di Shavuot, che è alle porte, risplende di nuova luce. L’oggetto rappresenta le Tavole della Legge sormontate da una corona ed era collocato da tempo sopra la porta dell’ufficio del Rabbino Capo, ma il tempo e gli elementi normalmente presenti nell’aria lo avevano annerito nascondendone la sua straordinaria lavorazione e qualità stilistica. Recentemente la Fondazione per il Museo Ebraico di Roma ha deciso di riportarlo al suo originario splendore grazie a un raffinato restauro eseguito dagli esperti argentieri Claudio e Roberto Franchi. 

    La storia di questo oggetto risale agli anni 1852-1853 quando Moshè, Elia e Elisha Citoni fecero dono alla Scola Siciliana non solo di un Sefer Torà addobbato di tessuti e Rimmonim (i puntali che ornano il Rotolo della Legge) con corona in argento , ma anche di quest’altra opera che doveva essere posta sopra l’Aron, cioè l’armadio presente in ogni sinagoga che contiene i Rotoli della Legge. Successivamente è menzionato nell’inventario redatto nel 1942 con diverse annotazioni aggiunte nel tempo che testimoniano la decisione della collocazione attuale. 

    Frammentate sono le notizie sull’argentiere che eseguì l’opera: si tratta dell’illustre Maestro Angelo Giannotti, attivo a Roma tra il 1824 e il 1865, dedito soprattutto alla realizzazione di oggetti di uso profano, a cui invece furono commissionati diversi argenti di carattere liturgico da parte delle famiglie ebraiche romane, ulteriore testimonianza dei rapporti tra la comunità ebraica e la città eterna.

    «In questo caso Angelo Giannotti si misura con un’opera che assume un valore totalmente diverso – spiega Claudio Franchi – È una scoperta estremamente interessante perché si può confrontare con altre tipologie di oggetti simili e permette di capire le capacità interpretative dell’argentiere romano approfondendone le ricerche tecniche e stilistiche». La particolarità dell’argento appena restaurato risiede nel forte naturalismo e realismo dato dall’assemblaggio della corona tridimensionale e le Tavole della Legge sotto le quali scorgiamo delle mani. Come spiegano i restauratori, raffinati elementi naturalistici decorano perfino le lettere ebraiche, mentre l’elaborata lavorazione a sbalzo e cesello crea un effetto chiaroscurale che rende questo argento unico nel suo splendore.

    Tra i diversi argenti commissionati ad Angelo Giannotti e conservati oggi presso il Museo Ebraico di Roma, ci sono anche i Rimmonim con corona donati dalla famiglia Citoni: realizzati secondo un’architettura a torre, presentano elementi decorativi che si snodano in un gioco di pieni e di vuoti creando un linguaggio originalissimo.

    «Il restauro degli oggetti e dei tessuti antichi è indispensabile per leggere i diversi aspetti di un’opera e valorizzare la collezione del Museo – spiega Olga Melasecchi, Direttrice del Museo Ebraico di Roma – e questo è reso possibile soprattutto grazie alle donazioni private. Nonostante le chiusure e riaperture al pubblico di quest’ultimo anno causate della pandemia, il Museo è impegnato costantemente nelle attività di monitoraggio delle condizioni conservative delle opere, grazie anche ai diversi strumenti tecnici di cui tutti i musei oggi devono dotarsi».


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