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    “Lo sport è una bussola per la vita” intervista a Valentina Vezzali

    Lo sport come veicolo di valori, come grande risorsa, come antidoto contro i mali che minacciano i giovani e più in generale la società. L’educazione ha molto da imparare dallo sport, da cui può trarre valori come l’impegno, il sacrificio, il rispetto dell’altro. Lo spiega a Shalom Valentina Vezzali, ex schermitrice, l’unica al mondo a vantare tre medaglie d’oro prese in altrettante edizioni consecutive delle olimpiadi, oggi Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo sport. 

     

    Quali sono i valori più importanti che lo sport trasferisce ai ragazzi?

     

    Lo sport è una vera e propria “scuola di vita”. Praticare sport fin da piccoli vuol dire non solo investire sulla salute psicofisica degli adulti di domani, ma anche insegnare loro il significato più profondo di valori fondamentali come l’impegno, il sacrificio, il rispetto delle regole e dell’altro, compagno o avversario che sia. Lo sport è per sua natura antidoto contro il razzismo e rappresenta lo strumento più semplice di socializzazione e di inclusione sociale. I ragazzi hanno bisogno dello sport per capire chi essere e dove andare, come una vera e propria bussola per la vita.

     

    L’attività sportiva è un antidoto contro i mali del nostro tempo che minacciano i più giovani, come per esempio l’uso eccessivo dei tablet, dei social network e così via. Che funzione ha secondo lei lo sport in questo senso?

     

    L’attività sportiva è sinonimo di salute, sia fisica che mentale. Siamo consapevoli dei rischi che minacciano i nostri ragazzi e, penso, non ci sia cura migliore per farli alzare dalla poltrona o da dinanzi i tablet e riportarli alla realtà. Il nostro Paese purtroppo ha troppi sportivi “da divano” e invece è necessario creare una vera “cultura sportiva” che renda i giovani più entusiasti e consapevoli dell’importanza di praticare sport.

     

    È stato un anno di eccellenza per lo sport italiano: dagli Europei di calcio, alle Olimpiadi, dalle Paralimpiadi agli europei di pallavolo. Qual è secondo lei il segreto del successo dello sport italiano?

     

    Il vero segreto penso sia semplicemente essere italiani. Quest’anno lo sport italiano ci ha fatto sognare e ha svolto un compito davvero difficile e fondamentale ed è stata la locomotiva emotiva del Paese. Per me è davvero un grande onore ricoprire il ruolo da Sottosegretario con delega allo sport in questo momento storico di rinascita e sono sicura che, con l’impegno comune, saremo in grado di raggiungere tanti altri grandi successi.

     

    Il Maccabi Italia, l’organizzazione sportiva ebraica che opera sul territorio, ogni giorno porta lo sport dentro le scuole ebraiche. Come potrebbe essere migliorata l’attività sportiva all’interno delle scuole italiane?

     

    Il passo più importante per creare una vera cultura sportiva è rendere accessibile a tutti i bambini lo sport. Purtroppo su questo fronte siamo ancora molto indietro. In questo senso il passo necessario è quello di inserire il professore di scienze motorie alla scuola primaria. Sto portando avanti, insieme al Ministro Bianchi ed al Sottosegretario Sasso, con entusiasmo e fermezza questo importante discorso perché penso che avere un insegnante “specialista” fin dalle elementari sia un fattore imprescindibile e determinante per il benessere psicofisico delle giovani generazioni. Come istituzione abbiamo il dovere di garantire fin dall’infanzia lo sport a tutti.

     

    Lei che è una delle più grandi atlete della storia dello sport italiano, quale è la lezione più importante che vorrebbe consegnare ai ragazzi? 

     

    Essere atleta, arrivare alle Olimpiadi e raggiungere il podio più alto è il lato più splendente della medaglia. L’altro lato è quello silenzioso e costante degli allenamenti in palestra, l’impegno e il sacrificio. Penso che la lezione di vita che si deve consegnare ai ragazzi sia quest’aspetto: l’attitudine a non mollare mai, a perseguire con costanza e determinazione i propri obiettivi e credere sempre in quello che si fa, anche quando i risultati tardano ad arrivare.

     

    Lei ha vinto molte competizioni sia individuali che a squadre. Che lezioni ha tratto dalle due diverse esperienze?

     

    Vincere è sempre una gioia indescrivibile. Quando vinci in una gara individuale ti senti ricompensata di tutte le fatiche ed è indubbiamente una grandissima emozione personale. Quando vinci in una competizione a squadre, però, senti anche la responsabilità dell’essere protagonista, “insieme” ad altri, della conquista dell’obiettivo comune. Questa sensazione unica di vincere unite mi ha insegnato tanto come atleta e come donna. E anche ora che non sono più in pedana faccio tesoro di questa lezione.

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