Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    A di asparago

    A Colonia nell’estate del 1974 la storia di un mazzo di asparagi ha messo in crisi il sistema dell’arte tedesco. Quel mazzo di asparagi era stato dipinto dall’artista francese Édouard Manet nel 1880 e subito ceduto per 800 franchi al collezionista e storico dell’arte Charles Ephrussi che, particolarmente entusiasta, lo aveva ricompensato con 1000. Qualche giorno dopo Manet aveva inviato all’acquirente, con grande eleganza e ironia, un ulteriore dipinto in dono che rappresentava un solo asparago e un biglietto che diceva: “ne è caduto uno dal mazzo”. 

    Le due tele, che nascono da una nota vicenda di reciproca stima tra un committente e un artista, nei decenni successivi avrebbero cambiato diversi proprietari. “Asparago” sarebbe entrato per donazione al Musèe D’Orsay di Parigi, mentre l’altra natura morta sarebbe stata protagonista di una circostanza più delicata.

     

    Ephrussi come tanti dei collezionisti che si avvicendarono nella proprietà del quadro era ebreo, compreso il pittore Max Liebermann e i suoi discendenti che lo ereditarono. Un dettaglio sicuramente irrilevante, ma che sembrò improvvisamente decisivo per l’artista Hans Haacke invitato a Colonia alla mostra Projekt ’74 promossa dal museo Wallraf-Richartz, che da qualche anno aveva ricevuto in dono il Manet da un gruppo di benefattori guidati da Hermann J. Abs.

    Haacke proponeva per l’occasione l’esposizione di “Mazzo di asparagi” affiancato da pannelli che ripercorrevano le vicende dei vari proprietari compresa quella di Abs; si scopriva così che quello considerato da tutti un amabile benefattore era stato in realtà il consulente finanziario di diversi gerarchi nazisti. 

     

    L’opera del 1974, critica al sistema dell’arte e a certi suoi protagonisti, venne esclusa prima dell’inaugurazione come anche fu censurata e vandalizzata l’opera di Daniel Buren che in difesa del collega aveva incollato fotocopie dell’intervento di Haacke sulla sua pittura. 

    Se non ci fosse stato una censura da parte degli organizzatori probabilmente la biografia scomoda del “benefattore” sarebbe passata inosservata nell’indifferenza generale. Il doppio accanimento ha però fatto entrare tutta la vicenda nei manuali d’arte contemporanea e dimostrato che non basta avere un buon gusto artistico per pensare di poter cancellare il proprio passato.

    (Édouard Manet, Mazzo di asparagi, 1880)

    CONDIVIDI SU: