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    Rinviato il processo legislativo della riforma giudiziaria. Netanyahu: “Non possiamo avere una guerra civile”

    Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che rinvierà le votazioni finali della riforma del sistema giudiziario dopo oltre 11 settimane di proteste di massa.


    Netanyahu ha aperto la sua dichiarazione paragonando il conflitto intorno alla riforma giudiziaria alla storia del Giudizio di re Salomone. “Entrambe le parti nella disputa nazionale rivendicano l’amore per il bambino, l’amore per il nostro Paese. – ha affermato il premier israeliano – Sono consapevole dell’enorme tensione che si sta accumulando tra le due parti della Nazione, sono attento al desiderio di molti cittadini di alleviare questa tensione”. 


    “Ma c’è una cosa che non sono pronto ad accettare: c’è un’estrema minoranza pronta a fare a pezzi il nostro paese” ha sottolineato, condannando chi “usa la violenza, appicca incendi, minaccia di danneggiare funzionari eletti, incita alla guerra civile”.


    “Non sono pronto a fare a pezzi la nazione. Non stiamo affrontando nemici – stiamo affrontando fratelli. E dico qui e ora: non può esserci una guerra civile. Siamo nel bel mezzo di una crisi che mette in pericolo l’unità fondamentale tra di noi” ha aggiunto Netanyahu, che ha aperto alla possibilità di negoziati per cercare di raggiungere un accordo di più ampio respiro. “Quando c’è un’opportunità per i colloqui, io, in qualità di primo ministro, mi prendo una pausa per i colloqui. Insistiamo sulla necessità di apportare le necessarie modifiche al sistema giudiziario e daremo l’opportunità di risolverle con un ampio consenso”. 


    “Pertanto, ho deciso di sospendere la seconda e la terza lettura della legge in questa sessione della Knesset, per dare il tempo di raggiungere lo stesso ampio accordo sulla legislazione durante la prossima Knesset. In un modo o nell’altro, realizzeremo una riforma che ripristinerà l’equilibrio perduto tra le autorità, preservando e persino rafforzando i diritti dell’individuo” ha concluso.


    Immediate le reazioni di Benny Gantz e Yair Lapid, leader dell’Opposizione. Il capo del partito Machanè HaMamlachtì ha accolto con favore la decisione del primo ministro dicendo: “Meglio tardi che mai”. “No alla guerra civile, no alle divisioni, sì all’accordo e al dialogo” ha affermato Gantz che ha deciso partecipare ai negoziati presso la residenza del Presidente.

    Invece Lapid ha espresso dubbi sulla genuinità della decisione di Netanyahu, aprendo comunque al dialogo, affermando che questo deve concludersi con una costituzione.

    “Se la legislazione si ferma davvero, in modo genuino e totale, siamo pronti ad avviare un vero dialogo presso la Residenza del Presidente”, ha affermato il leader dell’Opposizione.

    “Dobbiamo sederci insieme e scrivere la costituzione israeliana basata sui valori della Dichiarazione di Indipendenza. Dobbiamo lasciare che il presidente determini un meccanismo per il dialogo e confidare in lui come mediatore equo” ha aggiunto.


    A seguito dell’annuncio di Netanyahu, sia il sindacato Histadrut che i consigli locali  hanno annullato le loro ampie proteste previste per domani. Tuttavia, gli organizzatori della protesta anti-riforma hanno affermato che ci saranno manifestazioni fino a quando il piano non sarà completamente demolito.

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