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    Ruth Orkin una nuova scoperta a Torino in mostra gli scatti del giovane stato d’Israele

    Le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano fino al 17 luglio la più vasta antologica mai organizzata in Italia di Ruth Orkin, fotoreporter, fotografa e regista statunitense, tra le più rilevanti del XX secolo. Figlia della borghesia ebraica americana, nata a Boston nel 1921,nei primi anni Quaranta, Ruth Orkin si trasferisce a New York, dove diventa membro della Photo League, cooperativa di fotografi newyorkesi, e instaura prestigiose collaborazioni con importanti riviste, tanto da diventare una delle firme femminili del momento. È in questo periodo che realizza alcuni degli scatti più interessanti della sua carriera. 

    L’esposizione dal titolo ‘Ruth Orkin. Una nuova scoperta’, curata da Anne Morin, riunisce 156 fotografie, la maggior parte delle quali originali. Tra il 1939 e la fine degli anni Sessanta, la Orkin realizzò alcune opere di grande notorietà, come VE-Day, Jimmy racconta una storia, American Girl in Italy, uno dei suoi scatti più iconici della storia della fotografia, i ritratti di personalità quali Robert Capa, Albert Einstein, Marlon Brando, Orson Welles, Lauren Bacall, Vittorio De Sica, Woody Allen e altri.

    “Mi è sempre piaciuto fotografare le bambine e i bambini. Con i loro gesti buffi e imprevedibili, i volti espressivi, le smorfie e i giochi erano tra i miei soggetti preferiti” e proprio nel 1951 la Orkin venne inviata dalla rivista LIFE in Israele per svolgere un reportage al seguito della Israeli Philarmonic Orchestra.  Fotografò la piccola Tirza di cui in mostra è proposto uno scatto di straordinaria empatia: ‘Tiza sui lavabi’ in cui la bambina è immortalata in una posizione plastica giocosa ed evocativa. Nello spiegare i suoi scatti Ruth Orkin diceva “essere un fotografo significa far guardare alle persone ciò che voglio che guardin. (…) Con la macchina fotografica sapevo cogliere la spontaneità delle persone, forse perché stavo attenta a metterle a loro agio, lavorando sempre con delicatezza e discrezione” e sempre ritraendo Tirza, Orkin offre un fotocollage per far notare come anche una bambina alla giovanissima età di tre anni e mezzo ami specchiarsi al pari della stragrande maggioranza delle donne.

    “Come curatore e storico della fotografia – afferma Anne Morin -, mi è sempre sembrato che il lavoro di Ruth Orkin non abbia ricevuto il riconoscimento che merita. Questa mostra si propone di rivisitare il lavoro della donna che voleva essere una regista e che, a causa delle circostanze, essendo un mondo cinematografico maschile, ha dovuto trovare il suo posto altrove. Non ha rinunciato al suo sogno, ma lo ha affrontato in modo diverso, creando un linguaggio singolare, estremamente ricco e nuovo attraverso la fotografia. Il lavoro fotografico di Ruth Orkin riguarda le immagini, il cinema, le storie e, in definitiva, la vita. Questa mostra è l’affermazione definitiva del lavoro di questa giovane donna che ha reinventato un altro tipo di fotografia”.

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