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    ISRAELE

    Eli Sharabi e il suo discorso su Hamas al Consiglio di Sicurezza dell’ONU

    L’ex ostaggio israeliano Eli Sharabi si è rivolto mercoledì al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite descrivendo come i terroristi di Hamas siano responsabili di aver rubato gli aiuti umanitari affamando sia i prigionieri israeliani che i civili di Gaza. Sharabi ha inoltre raccontato nei dettagli le torture che ha subito dai suoi rapitori mentre era in cattività. L’uomo, rilasciato dalla prigionia l’8 febbraio, ha detto ai membri del Consiglio di Sicurezza che “Hamas mangia come un re, mentre gli ostaggi muoiono di fame”, durante una sessione speciale sulla questione degli ostaggi. “So che discutete molto spesso della situazione umanitaria a Gaza”, ha detto Sharabi al Consiglio di Sicurezza ONU, che ha tenuto una riunione sul tema degli aiuti in arrivo a Gaza martedì, “ma lasciatemi dire come testimone oculare cosa succede davvero a Gaza. Ho visto terroristi di Hamas trasportare scatole delle Nazioni Unite e dell’UNRWA nei tunnel, decine e decine di scatole – ha continuato Sharabi – Consumavano molti pasti al giorno grazie agli aiuti delle Nazioni Unite davanti a noi, mentre ci affamavano quotidianamente”.

    Secondo quanto raccontato da Sharabi, gli ostaggi ricevevano “una doccia al mese” con un secchio di acqua fredda, venivano nutriti sporadicamente con “un pezzo di pita e un sorso di tè” nella migliore delle ipotesi e sopportavano brutali percosse e scherni da parte dei loro rapitori. L’ex ostaggio ha poi descritto le torture psicologiche e fisiche che ha dovuto sopportare durante la prigionia, tra cui l’essere tenuto “a 50 metri sottoterra” con “catene così strette che mi strappavano la pelle”. Sharabi ha detto al Consiglio di Sicurezza che poco prima del suo rilascio i terroristi di Hamas gli hanno mostrato una foto di suo fratello maggiore, Yossi, mentre gli raccontavano che era stato ucciso in prigionia. “È stato come se mi avessero tirato addosso un martello enorme”, ha detto Sharabi. Il corpo di Yossi è ancora trattenuto da Hamas a Gaza. Un’inchiesta dell’IDF ha confermato che lo scorso anno Yossi è stato probabilmente ucciso. Sharabi ha anche raccontato del profondo senso di solitudine derivato dall’essere stato abbandonato al suo destino dalle organizzazioni umanitarie internazionali. “Dov’era l’ONU? Dov’era la Croce Rossa? Dov’era il mondo?- ha chiesto Sharabi – Ogni giorno Hamas ci diceva: Il mondo vi ha abbandonati, non verrà nessuno a cercarvi”.
    Mostrando una foto delle tombe dei suoi familiari, Sharabi ha descritto il momento in cui ha scoperto, dopo essere tornato in Israele a febbraio, che invece di aspettarlo a casa, sua moglie Lianne e le loro figlie, Noiya, 16 anni, e Yahel, 13 anni, erano state assassinate da terroristi palestinesi il 7 ottobre 2023, nella stanza di sicurezza della loro casa nel kibbutz Be’eri. Ha ricordato il giorno in cui sono stati assassinati, dicendo: “Mentre mi trascinavano fuori, ho gridato alle mie ragazze: ‘Tornerò’. Ma quella è stata l’ultima volta che le ho viste. Non sapevo che avrei dovuto dire loro addio, per sempre. Sono qui oggi perché sono sopravvissuto e ho vinto – ha detto Sharabi – ma non è abbastanza, non quando 59 ostaggi sono ancora lì. Non sono un diplomatico. Sono un sopravvissuto – ha detto ai funzionari delle Nazioni Unite dopo il raccapricciante resoconto – Se rappresentate l’umanità, allora dimostratelo – ha concluso – Riportate tutti a casa”.

    Sharabi ha sottolineato all’ONU la necessità di lavorare instancabilmente per i restanti 59 ostaggi a Gaza, che vengono quotidianamente “incatenati, affamati, picchiati e umiliati” durante la prigionia. “Basta con le scuse, basta con i ritardi”, ha detto Sharabi. “Riportateli tutti a casa”. Parlando poi alla stampa prima del suo discorso ufficiale, Sharabi ha affermato di essere stato “trattato peggio di un animale” mentre era in cattività. “Nessuno a Gaza mi ha aiutato. I civili ci hanno visto soffrire e hanno applaudito i nostri rapitori” ha detto Sharabi. Nonostante abbia perso circa 30 kg durante la sua prigionia, Sharabi si è subito unito alla campagna per la liberazione degli ostaggi rimasti, rilasciando un’intervista straziante al programma investigativo “Uvda” di Channel 12 alla fine del mese scorso sul periodo trascorso nei tunnel di Gaza di Hamas.

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