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Momenti di grande emozione al Tempio Maggiore di Roma, dove la comunità ebraica, per il settimo anno consecutivo, ha accolto con profonda commozione Or Lamishpachot, rendendo omaggio ai genitori dei soldati israeliani caduti in guerra e negli attentati terroristici.
Una volta entrati nella sinagoga, gli israeliani sono stati avvolti dal calore dei presenti, mentre il coro dei bambini della scuola ebraica di Roma intonava canti e salmi. L’atmosfera è stata intensa e toccante grazie anche alla partecipazione emotiva di tutti coloro che erano giunti a testimoniare il proprio coinvolgimento.
Il primo a prendere la parola è stato Rav Riccardo Di Segni: “Siamo partecipi del vostro dolore. Anche se viviamo qui, il nostro cuore è in Israele, con voi. Ogni anno organizziamo iniziative come questa per esservi vicini. Siamo un unico popolo, che insieme gioisce e soffre. Benvenuti e grazie per il bene che ci fate”.
“Abbiamo il dovere di essere tristi e di piangere insieme, ma siamo orgogliosi di essere qui con le bandiere di Israele. Non bisogna avere paura. Questa guerra la vinceremo tutti insieme grazie anche al dolore di questi genitori”, ha dichiarato Riccardo Pacifici, vicepresidente dell’EJA e organizzatore del viaggio a Roma di Or Lamishpachot.
La parola è poi passata a Irit Oren Gunders, direttrice di Or Lamishpachot, che ha aggiunto: “Grazie alla comunità di Roma per questo grande amore, che dà la forza a queste famiglie per andare avanti”.
“Siamo famiglie che hanno sacrificato ciò che avevano di più caro: i loro figli. Tutto questo per il bene di Eretz Israel”, ha spiegato Rav Danino, che ha perso tragicamente suo figlio Ori, rapito e ucciso dai terroristi di Hamas.
La cerimonia ha visto anche la recita del Kaddish da parte di Rav Alberto Funaro, in onore di tutti i soldati caduti.
“Siamo tutti qui per affermare il nostro legame con voi e per imparare il valore della vita da queste famiglie”, ha detto Victor Fadlun, presidente della comunità ebraica di Roma.
L’evento ha dimostrato il legame profondo tra la comunità di Roma e Israele, testimoniando come il dolore condiviso possa unire e dar forza a tutti, in un messaggio di solidarietà e speranza.
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