
Alle 14.45 del 17 marzo 1992 un potente ordigno esplose distruggendo l’ambasciata israeliana di Buenos Aires. L’attacco, che in seguito fu rivendicato da Hezbollah, provocò 29 vittime, più l’attentatore suicida, e 242 feriti. Nel ricordo di questo tragico episodio, l’ambasciata israeliana ha lanciato una campagna intitolata “Ogni punto di vista ha una storia. Ogni storia merita di essere raccontata”. L’evento commemorativo, che avrà luogo nel sito dell’ambasciata originaria, rende omaggio a coloro che hanno perso la vita nell’attacco terroristico. “Attraverso gli occhi dei sopravvissuti e delle famiglie, ricordiamo la tragedia e rendiamo omaggio alle loro storie. Ogni sguardo racchiude un racconto unico, pieno di sofferenza, resilienza e speranza. Oggi, più di tre decenni dopo, questi sguardi ci chiedono di non dimenticare”, ha sottolineato in un video l’ambasciata.
Nell’aprile del 2024, la Camera federale di cassazione penale argentina ha dichiarato che dietro l’attacco c’erano l’Iran e Hezbollah, che avevano “organizzato, pianificato, finanziato ed eseguito” l’attentato. Il tribunale ha inoltre accusato una serie di funzionari politici e militari iraniani, molti dei quali all’epoca godevano di immunità diplomatica. È stato anche puntato il dito contro alcuni funzionari argentini per aver manomesso le prove e tentato di insabbiare il crimine. Sei mesi dopo aver annunciato la complicità dell’Iran e di Hezbollah, il ministro della Difesa Patricia Bullrich ha identificato la mente dietro gli attacchi in Hussein Ahmad Karaki, a capo di una rete di Hezbollah in Sud America e responsabile di molteplici attacchi sia in passato che negli ultimi anni.