
Con lo sguardo alla famiglia, che la aspettava per abbracciarla alla fine della corsa, Burcin Ayse Sonmez (SS Lazio Atletica Leggera) è stata la prima italiana ad arrivare al traguardo della Maratona di Roma. Il desiderio di rabbracciare i propri figli, che la attendevano oltre il traguardo, è stata, ammette Burcin, “la spinta più forte per raggiungere l’obiettivo”. “Proprio per questo, il risultato lo dedico ai miei bambini – commenta l’atleta fresca di primo posto sul podio italiano. – Sono una sportiva nata, questa è la mia quinta maratona, ma il fatto che adesso siamo a Roma, nella mia città, è tutto più emozionante”.
Burcin si è classificata ottava con un tempo di 2h45:39 alla Acea Run Rome The Marathon di oggi. Nata in Turchia, romana di adozione, Burcin ha 38 anni. Madre di due gemelli e di professione odontoiatra, ha una grande passione per lo sport che coltiva quotidianamente: “Per far funzionare tutto, famiglia, lavoro e sport, serve tanta organizzazione. Io sono molto attenta a come distribuire i tempi, senza togliere spazio a nessuno. Ci vuole tanta disciplina”.
Burcin da quasi un decennio e entrata nella grande famiglia della Comunità Ebraica di Roma ed è sposata con Jacopo Castelnuovo, presidente dell’Associazione Medici Ebrei. “Per costruire una famiglia è importante avere o trovare qualcosa che ci accomuna, che ci lega allo stesso progetto. Quando ho conosciuto l’ebraismo ho trovato quell’elemento. Io vengo dalla Turchia, per me era doppiamente importante trovare un punto di riferimento e l’ho trovato nella Comunità Ebraica: mi sono sentita accolta, questo è stato molto importante per me”.
“La storia della famiglia Castelnuovo, Burcin e Jacopo, costituisce un paradigma del valore inestimabile della presenza capillare di Sinagoghe nei vari quartieri, sinagoghe vive e accoglienti. – commenta il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun – In questi luoghi lo spirito dei frequentatori e dei responsabili deve essere inclusivo e non giudicante. Se si è aperti e sensibili verso il nostro prossimo, i nostri fratelli e sorelle, possono succedere davvero dei miracoli. Non è mai troppo tardi, nessun ebreo è mai troppo lontano, si può sempre riavvicinarsi a un Tempio e respirare l’aria di Casa, ricevuti come si deve, e qui sta la nostra responsabilità collettiva. Grazie al Tempio del quartiere dove vive la famiglia Castelnuovo, invece che un ebreo lontano e pieno di rimpianti, oggi abbiamo una famiglia orgogliosa del suo ebraismo e praticante, con bambini stupendi che frequentano le nostre Scuole, e l’albero dell’ebraismo di Roma continuerà a fiorire. È mia ferma intenzione a che la CER finanzi con generosità i nostri Templi, così da potenziare il loro ruolo di Comunità sul campo, che dia risposte alle esigenze e fornisca servizi, vicinissima agli ebrei romani”.