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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Mishpatìm: Quando il toro di un uomo uccide il toro di un altro

    “Quando il toro appartenente a un uomo colpisce quello di un altro e lo uccida, si venderà il toro vivo, si spartiranno il ricavato fra loro e altrettanto faranno per il toro morto” (Shemòt, 21:35). “Ma se notoriamente il toro avesse già colpito altre volte e il padrone non l’avesse sorvegliato, questi dovrà restituire toro per toro e la carcassa resterà a lui (al proprietario del toro ucciso)” (ibid. 36).

    I maestri nel Talmud (Bavà Kamà, 16b) insegnano che  per i danni causati da un toro considerato innocuo (“tam”), il proprietario paga solo metà del valore del danno e inoltre solo con i proventi della vendita del suo toro. Invece per un toro che ha già colpito altre volte e che quindi è considerato violento (definito “mu’ad”, avvisato), il proprietario deve pagare l’intero valore del danno.

    Rashì (Troyes, 1040-1105) spiega che nel primo versetto la Torà tratta il caso di due tori dello stesso valore. Egli scrive che se ognuno dei due tori vale 200 denari, indipendentemente dal valore della carcassa del toro morto, quando ciascuno dei proprietari prende metà del valore del toro vivo e metà del valore del toro morto, ognuno assorbe metà del danno causato al proprietario del toro morto. Da questo versetto ricaviamo il principio generale che un toro “tam”, cioè un toro innocuo che non ha colpito altre volte, rende il suo proprietario responsabile solo per metà del danno.

    Nell’esempio portato da Rashì i tori valevano 200 denari ciascuno. Il toro morto vale ora solo 100 denari; la perdita al suo padrone è di 100 denari. Vendendo il toro vivo e quello morto si ricavano 300 denari, 150 denari per ciascuno dei proprietari. Poiché il toro che ha ucciso era “tam”, il suo proprietario non paga l’intero valore del danno (100 denari), ma solo la metà (50 denari).

    Quando i valori dei due tori non sono uguali, i due proprietari non possono dividersi tra loro i valori del toro vivo e del toro morto. Questo perché se il toro morto valesse più del valore del toro vivo, il proprietario del toro che ha colpito, invece di pagare il danno, finirebbe per trarne beneficio. Ad esempio: il toro che ha colpito vale 100 denari e quello morto valeva da vivo 200 denari. Supponiamo che il toro morto valga ora 140 denari. Se vendiamo il toro vivo e il toro morto ricaviamo 240 denari. Ora, se dividiamo l’importo tra i due proprietari, essi riceveranno 120 denari ciascuno. Questo è inammissibile perché così il proprietario del toro che ha ucciso ricaverebbe più di quanto valesse il suo toro (100 denari). Poiché la Torà prescrive che il proprietario di un toro “tam” che ha ucciso un altro toro deve pagare solo metà del danno, non si divide per due  il ricavato dalla somma della vendita del toro vivo e della carcassa del toro morto, come nel caso in cui i valori dei due tori siano uguali, ma il proprietario del toro che ha ucciso paga 30 denari, cioè metà della perdita causata al proprietario del toro morto.

    D’altra parte, se il valore del toro che ha colpito è molto più alto di quello che valeva da vivo il toro morto, se si divide la somma del valore del toro vivo e del toro morto tra i due proprietari, il proprietario del toro che ha colpito finirebbe per pagare molto di più della metà della perdita causata al proprietario del toro morto. Ad esempio: il toro che ha colpito vale 500 denari. Il toro morto valeva da vivo 200 denari e ora la sua carcassa  vale 100 denari. Dalla vendita del toro vivo e di quello morto si ricavano 600 denari, ossia 300 denari per ciascuno dei proprietari, una cifra che è molto più della metà del valore della perdita subita da proprietario del toro morto (50 denari). Il proprietario del toro che ha colpito, invece di pagare metà del danno (50 denari), finirebbe per pagare anche di più di quanto pagherebbe il proprietario di un toro “mu’ad“, (cioè un toro violento) che è responsabile per l’intero valore del danno (100 denari).

    Tutto questo per dire, secondo la spiegazione di Rashì, che la Torà nel versetto sopra menzionato parla solo di un caso in cui i valori dei due tori sono uguali. Nei casi in cui i valori non siano uguali, il proprietario di un toro finora considerato innocuo che ha ucciso un altro toro deve pagare solo la metà del danno che ha causato. E in ogni caso “mi-gufò”, dal suo corpo, ciò significa che la sua responsabilità è limitata al valore del suo toro. Invece il proprietario di un toro violento, in casi del genere dovrà pagare tutto il danno senza limitazione.

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