
“In Israele stiamo difendendo il mondo occidentale e libero”. Queste le parole del Presidente israeliano Isaac Herzog, nell’intervista a firma di Fabiana Magrì su La Stampa, alla vigilia di una breve visita a Roma, durante la quale incontrerà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la Comunità ebraica romana.
Nell’intervista Herzog ha espresso parole di apprezzamento nei confronti dell’Italia che “esercita una forte influenza nel nostro Paese e siamo attenti ai sentimenti italiani perché le riconosciamo di essere aperta e franca nei nostri confronti. Può criticare Israele, come è legittimo tra amici. Ma offre anche un enorme sostegno in nome della chiarezza morale che nasce dal fatto che in Israele stiamo difendendo il mondo occidentale e libero”. Herzog resta critico nei confronti dell’Europa “Pochi, nel Vecchio Continente, sono disposti a schierarsi come l’Italia”, e anche verso il Vaticano, in merito alle osservazioni sulla possibilità che Israele possa aver commesso ‘genocidio’: “Respingiamo completamente ed energicamente l’accusa. […] Ci aspettiamo che la Santa Sede capisca che quando combatti il male, lo combatti fino in fondo” e aggiunge “Mi addolorano la sofferenza dei palestinesi e la tragedia della gente di Gaza. Mi auguro che un giorno si liberino dal regime che li opprime”.
A proposito del piano americano di evacuazione dei palestinesi dalla Striscia, Herzog ha ribadito “Il Presidente Trump è un grande amico d’Israele e rispettiamo le sue idee e i suoi sforzi. Ha dato una scossa alla regione e io lo ritengo corretto”, sottolineando quanto sia stato decisivo il contributo del Presidente americano nei negoziati per la liberazione degli ostaggi.
Riguardo la società israeliana così divisa in questo particolare momento, Herzog ha affermato: “Siamo tutti esseri umani. La reazione emotiva e razionale dipende dalla vicinanza o lontananza dal dolore e dal trauma. Ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione”. “Dobbiamo riportare a casa tutti gli ostaggi il prima possibile ma riconosciamo il pericolo intrinseco nel rilasciare terroristi che potrebbero tornare a uccidere” e continua “Dobbiamo sradicare il terrore che è la fonte di tutte queste instabilità. In particolare, il terrore jihadista istigato dall’Iran. Ma una cosa è chiara: la nazione è categoricamente a favore di un cambiamento nella Striscia. E penso che la regione, il mondo e anche Gaza, vogliano lo stesso”.
Il Presidente israeliano ha poi sottolineato la necessità di istituire “una commissione d’inchiesta che indaghi a fondo” sulla questione della responsabilità per ciò che è avvenuto il 7 ottobre. E sul futuro del Primo ministro Benjamin Netanyahu, Herzog ha detto “Sarà il popolo a rispondere, quando ci saranno le elezioni. Come presidente, sono al di sopra della politica, ma sono orgoglioso della nostra democrazia”.
Infine, sulla reazione che Israele ha avuto dopo il 7 ottobre, Herzog ha sottolineato che “abbiamo cercato per tre settimane di liberare gli staggi, senza risposta. […] Siamo entrati in guerra dopo aver mobilitato la Nazione e compreso la portata della minaccia: un piano orchestrato dall’Iran per annientare l’unica nazione ebraica sulla terra. Abbiamo agito in modo mirato e nel rispetto del diritto internazionale, con consulenti legali affiancati a ogni unità e sotto la supervisione della Corte Suprema. È stato ed è doloroso. Ma non credo che avessimo altra scelta”.