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    Cultura

    Isacco Artom il ricordo del Segretario di Camillo Cavour a 125 anni dalla scomparsa

    Isacco Artom, il Segretario di Camillo Cavour è stato ricordato lo scorso 27 gennaio, nel 125° anniversario della scomparsa, al Cimitero Ebraico di Asti grazie alla meritoria iniziativa dell’avvocato Luigi Florio e dell’Associazione Italia Israele di Asti.
    “Domani voglio che Artom si trovi qui alle cinque, non c’è tempo da perdere” sarebbero state le ultima parole del Conte di Cavour sul letto di morte. Era il 6 giugno 1861, appena tre mesi prima aveva firmato la legge che proclamava il Regno d’Italia. Venezia era ancora in mano agli austriaci, a Roma regnava il papa, ma il governo della destra storica era riuscito nell’impresa di fare dell’Italia un solo paese. Isacco Artom era diventato segretario particolare di Cavour nel 1858 e ricoprì l’incarico in un triennio cruciale per l’unificazione dell’Italia. Molto di più di una collaborazione, la sua: un’ammirazione spinta fino all’identificazione con chi progettò e realizzò quell’opera straordinaria, un’adesione totale ai principi liberali che ne furono fondamento e strumento, le “eterne, giuste, provvidenti leggi”, come scrisse in una poesia per l’inaugurazione di un monumento a Cavour. Quando questi morì, il suo impulso fu di abbandonare la vita politica. Ne fu dissuaso, e proseguì nella realizzazione del disegno.
    Isacco Artom era nato ad Asti nel 1829 da una delle famiglie ebraiche più importanti della città. E proprio tra due famiglie si è mosso Isacco Artom: quella ebraica e, in senso più esteso, la “famiglia Italia” alla cui strutturazione diede un contributo fondamentale. Valori ebraici, come rispetto, educazione, il mettersi al servizio degli altri e la partecipazione della “famiglia ebraica” alla costruzione risorgimentale della più vasta “famiglia dell’Italia irredentista e indipendente”, cui gli ebrei italiani diedero il proprio sacrificio e le proprie idee. Nel 1848, diciassettenne, ancorché piccolo di statura e fragile di corporatura, parte volontario, combatte a Curtatone e Montanara. L’emancipazione albertina gli consente di terminare gli studi di giurisprudenza a Torino nel 1853 e di iniziare la carriera diplomatica. Tra il 1850 e il 1859 collabora alle testate giornalistiche “L’Opinione” e “Il Crepuscolo”. Con un bagaglio culturale moderno per quegli anni, perché conosceva il tedesco e il francese, entra al ministero degli Esteri.

    IBE5341314 Portrait of Portuguese writer and diplomat Jose Maria de Eca de Queiros or Queiroz (1845-1900) (photo); © Iberfoto.

    La posizione di segretario particolare del Conte di Cavour, fino a quel momento ricoperta da Costantino Nigra, si era resa libera. Cavour in persona gli fece l’esame di assunzione: dovette scrivere una nota su un tema esposto da lui stesso e tradurre in dieci minuti un articolo in tedesco. Artom scrive moltissimo in quegli anni: “Ben sovente qualche intimo visitatore introdotto nella camera del Conte sentiva dietro il paravento lo scorrere rapido una penna e ne domandava curioso al Conte la spiegazione. Il Conte rispondeva: “È il segretario Artom che è sempre con me”. Di alcune di queste lettere si conoscono le correzioni e le aggiunte fatte da Cavour. A volte i ruoli s’invertivano. “Negli ultimi anni, scrive il segretario, egli aveva preso l’usanza di farmi assistere alla ripetizione generale dei suoi discorsi. Seduto dirimpetto a me, egli cercava sul mio volto, che non poté mai celargli nulla, l’impressione che la sottile e forte orditura della sua argomentazione sopra di me produceva”. Rapporti formali, raramente illuminati da squarci di familiarità: “Passava nel salotto ov’io lavorava, e là saltando e correndo come uno scolaro in vacanza, riposava alquanto discorrendo con me”. Tra il 1860 e il 1861 presta la sua opera diplomatica presso lo Stato pontificio. Nel 1862 viene inviato a Parigi e nel 1867 a Copenaghen come segretario di Legazione. Rientra in Italia nel 1870 e ricopre fino al 1876 la carica di segretario generale del ministero degli Esteri. Viene nominato senatore il 15 maggio 1876, considerato come uno dei principali politici della Destra. Con l’avvento al potere della Sinistra, nel 1876, dà le dimissioni e viene successivamente nominato senatore del Regno, il primo ebreo italiano a sedere nel giovane Parlamento italiano. Alla sua morte il 24 gennaio 1900 un giornalista della Neue Freie Presse di Vienna lo ricorda come un «ometto di Asti dall’intelletto fino e dal grande coraggio morale».

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