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    NEWS

    New York, dedicata una via a Yad Vashem

    “Questo cartello stradale è più di un nome: è un potente simbolo della nostra responsabilità condivisa di preservare la memoria della Shoah e combattere l’inquietante crescita di odio e intolleranza”. Ha commentato così Dani Dayan, presidente di Yad Vashem – l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme – durante la cerimonia di intitolazione nella città di New York della ‘Yad Vashem Way’. “Portando il nome di Yad Vashem nel cuore di Manhattan, ci auguriamo che questa strada ispiri coloro che la percorrono a ricordare gli assassinati e i sopravvissuti e a conservare la storia della Shoah”, ha aggiunto.
    La cerimonia ha visto la partecipazione, oltre che di Dayan, del console generale di Israele a New York Ofir Akunis, dei consiglieri comunali della città Keith Powers e Julie Menin, di Tamar Major e Beth Katznelson, dirigenti della Yad Vashem USA Foundation, di rappresentanti della comunità ebraica e sopravvissuti alla Shoah.
    Collocata tra la 67th Street e la 3rd Avenue, la via funge da potente promemoria, incoraggiando i passanti a cercare informazioni su Yad Vashem, sulla Shoah e le sue atrocità. “Yad Vashem è un mezzo, non uno scopo. – ha detto Dayan al JNS – Questo è un altro modo per raggiungere l’obiettivo di portare le persone a conoscere la Shoah”. “Penso che abbiamo l’obbligo nei confronti delle vittime della Shoah di ricordarle. – ha aggiunto Dayan – Il cartello stradale è una specie di monumento alla Shoah che innescherà una riflessione su passato, presente e futuro”.
    “Questo è un momento molto personale. – ha spiegato il rabbino Arthur Schneir, sopravvissuto alla Shoah – Sono stato liberato a Budapest nel gennaio 1945 e Auschwitz è stata liberata il 27 agosto. Milioni di ebrei erano ancora sotto il giogo nazista, e grazie agli alleati – Stati Uniti, Francia e l’Inghilterra che allora erano uniti con l’Unione Sovietica – siamo stati liberati”. “Avrei potuto essere uno di quel milione e mezzo di bambini che non ce l’hanno fatta” – ha continuato il rabbino – Da 63 anni insisto sulla memoria della Shoah. Mai dimenticare. Può accadere di nuovo. L’odio viene insegnato. Non si nasce con l’odio. I bambini nascono con l’amore e quindi dobbiamo essere costruttori di ponti per ricordare mai più”.

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