«Io ho posto davanti a voi la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli la vita, onde viviate tu e la tua discendenza».
Questa citazione biblica, che apre il libro La notte dei ricordi, racchiude il messaggio centrale di un’opera che unisce memoria, dolore e speranza. Il testo, scritto da Hora Aboav e Annalisa Comes, nasce dalla testimonianza diretta di una famiglia che ha vissuto sulla propria pelle l’orrore della Shoah, ma ha avuto anche la forza di ricostruire e cercare di tramandare la memoria. Presentato il 27 gennaio 2025 nella Casa della Memoria e della Storia, in occasione dell’80° anniversario della liberazione di Auschwitz, La notte dei ricordi racconta di una storia familiare intima ma universale, testimoniando la Shoah attraverso la voce di chi l’ha vissuta e di chi, attraverso la memoria, continua a tenerne viva l’eco.
Il libro trae origine dalla storia della famiglia di Hora Aboav. Suo nonno e suo zio furono deportati dal ghetto di Venezia, mentre le sue tre zie furono catturate in via Santa Maria in Monticelli, a Roma, e deportate ad Auschwitz. “La più giovane, Elvira, morì subito” – spiega Hora Aboav in un’intervista a Shalom – “mentre Graziella e Letizia sopravvissero per un po’ prima di morire nei campi di sterminio”. La madre riuscì a sfuggire alla cattura, come è raccontato nel libro, grazie all’intervento di una vicina di casa. “Da quel giorno si rinchiuse in un esilio, lontana da sé stessa, in attesa di un ritorno che non fu concesso a nessuno, mi ripeteva sempre che nessuna delle sorelle è voluta tornare”.
Il percorso di scrittura del libro non è solo una riflessione sul passato, ma anche un viaggio nel presente, segnato dal ritorno del dolore e dalla riflessione sulla violenza che ancora oggi attraversa la storia. Come racconta Hora Aboav, “dopo il 7 ottobre 2023, un risveglio è nato nuovamente dentro di me riguardo alla Shoah, da qui il titolo La notte dei ricordi”.
Il libro si costruisce su un dialogo profondo tra le autrici, che si intreccia con le esperienze personali di Annalisa Comes, docente e amica di Hora. La loro riflessione comune, partendo da una tragedia familiare, si espande in un più ampio discorso sulla responsabilità della memoria. La notte dei ricordi si compone, dunque, di più trame che percorrono tutto il libro, cercando il modo di raccontare la Shoah in un’epoca in cui, purtroppo, tornano a farsi sentire voci di antisemitismo e intolleranza. “Quando i numeri sono così alti rimane difficile raccontare” – spiega Annalisa Comes – “ma queste singole storie riescono a raggiungere il cuore dei ragazzi”. L’educazione alla memoria diventa così un atto di resistenza contro l’oblio, un lavoro che non può essere confinato in una sola giornata, ma che deve accompagnare tutto l’anno, soprattutto per quanto riguarda il cammino delle nuove generazioni.
Il passato non rimane tale. La memoria, spiegano le autrici, “è una responsabilità”. Non si tratta solo di ricordare il dolore, ma di comprendere le implicazioni morali di quel passato, di come si possa affrontare il futuro portando con sé quella memoria come fardello e come risorsa. “Bisogna mantenere vivo il ricordo mediante un impegno profondo che si fa atto di responsabilità collettiva”, racconta Annalisa. “Un altro mondo è possibile”, ma solo attraverso la comprensione e il rispetto reciproco.
La conclusione del libro non è un addio, ma un invito: “scegli la vita”, ripetono le autrici, citando il Deuteronomio. La memoria è legata alla scelta di vivere, di benedire, di essere responsabili. E questa scelta non può essere più urgente che nel momento storico che stiamo vivendo, dove la violenza e l’odio sembrano risorgere. La memoria, dunque, diventa anche un atto di cura e di accoglienza, un cammino non concluso che bisogna percorrere insieme.