Nell’ottantesimo anniversario dell’ingresso delle truppe sovietiche nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, si è svolto presso il Nuovo Teatro Ateneo l’evento “Sapienza per la Memoria. 27 gennaio 1945 – 27 gennaio 2025. Storie, Biografie, Percorsi di vita tra persecuzione e sterminio”. Questa commemorazione, organizzata con l’intento di stimolare la riflessione sul valore e sull’importanza della memoria storica, ha visto una partecipazione sentita e numerosa, sottolineando l’impegno dell’Università Sapienza nel mantenere viva l’attenzione sultema.
L’intervento iniziale della Magnifica Rettrice Antonella Polimeni ha dato un’impronta significativa alla giornata. Non limitandosi ai consueti saluti istituzionali, la Rettrice ha offerto una riflessione approfondita su alcune delle questioni centrali legate al Giorno della Memoria. Questo intervento ha sottolineato il rischio concreto di smarrire il senso della gravità dell’orrore vissuto in quegli anni, soprattutto in un contesto storico in cui le testimonianze dirette stanno inevitabilmente diminuendo con il passare del tempo. Le sue parole hanno rappresentato un invito esplicito a non abbassare la guardia di fronte ai tentativi di negazionismo o banalizzazione della Shoah, mantenendo alta la consapevolezza dell’enormità del progetto genocida nazi-fascista.
A seguire, il collegamento video con Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah, che ha parlato in diretta da Birkenau. Le immagini dei reticolati del campo, ben visibili sullo sfondo, hanno contribuito a rendere ancora più tangibile e dolorosa la testimonianza offerta, portando i presenti a confrontarsi con l’atrocità di quei luoghi e con il peso della memoria che essi portano. Venezia ha ricordato come il campo di Auschwitz-Birkenau non sia soltanto un simbolo universale dell’orrore della Shoah, ma anche un monito per le generazioni future, affinché simili tragedie non si ripetano mai più.
La contestualizzazione storica della liberazione del campo è stata affidata allo storico Umberto Gentiloni, il cui intervento ha saputo creare un filo conduttore tra i diversi momenti della mattinata. Gentiloni ha ricostruito il significato storico e politico dell’evento del 27 gennaio 1945, offrendo una lettura che ha permesso di comprendere meglio non solo i fatti accaduti, ma anche le loro ripercussioni nei decenni successivi. A questo si è unito il contributo di Serena Di Nepi, che con Gentiloni dirige dal 2018 il progetto “Sapienza 1938. L’Università di Roma e le leggi razziali”. Questo progetto – al quale lavorano, tra gli altri, i giovani storici Federico Goddi e Manuele Gianfrancesco – si propone di censire e rendere accessibili documenti inediti relativi all’attuazione delle leggi razziali del 1938, che portarono all’espulsione di docenti, studenti e personale tecnico e amministrativo di origine ebraica dall’Università di Roma.
In questo contesto, sono state presentate quattro biografie di studiosi ebrei colpiti da quelle leggi: la fisica Nella Mortara (1893-1988), l’archeologo Alessandro Della Seta (1879-1944), il ginecologo Valerio Artom (1877-1961) e il lettore di tedesco Otto Rosenthal (1890-1944), quest’ultimo deportato e ucciso nel campo di Auschwitz. Le storie personali di questi accademici non solo rendono concreto l’impatto delle leggi razziali, ma offrono uno spaccato toccante della brutalità di un sistema che privò l’Università e la società italiana di talenti straordinari.
Ad impreziosire l’iniziativa sono stati infine due intermezzi musicali eseguiti dai cameristi di MuSa Classica, l’orchestra della comunità accademica della Sapienza. Le note di Ernest Bloch e Maurice Ravel hanno accompagnato i momenti di riflessione, offrendo un momento di pausa contemplativa e un richiamo alla capacità dell’arte di mantenere viva la memoria. Le eccellenti interpretazioni al pianoforte e ai fiati dei giovani strumentisti hanno dimostrato ancora una volta come la musica possa essere linguaggio comune di quella “vera fratellanza umana” evocata da Otto Rosenthal in una lettera del 1926, tragicamente ignara dell’imminente orrore quanto piena di quella speranza dalla quale siamo tutti chiamati a ripartire per immaginare un futuro che non debba mai più affrontare pagine simili.