La senatrice a vita sopravvissuta alla Shoah Liliana Segre continua ad essere bersaglio di una feroce campagna diffamatoria, che si è ulteriormente aggravata dopo l’uscita del documentario sulla sua storia diretto da Ruggero Gabbai. Nel corso della giornata di ieri è stata cancellata anche la partecipazione a un evento previsto a Milano. “Le offese la amareggiano, ma non si abbatte” ha detto il figlio della Senatrice. Il presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach ha rivelato che la Senatrice avrebbe rinunciato all’inaugurazione di una mostra a Milano. Il film sulla sua vita, proiettato nelle sale italiane in occasione della Giornata della Memoria, ha provocato molti insulti sui social che hanno “provato” duramente la senatrice. A causa di questo, Segre avrebbe preferito non prendere parte ad un evento pubblico ed evitare di creare una nuova polemica.
Contestualmente, la procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti di 12 persone accusate di diffamazione e istigazione a delinquere per motivi di odio razziale nei confronti della Segre. Ora si attende la richiesta di rinvio a giudizio. L’inchiesta ha al centro una serie di insulti e minacce alla senatrice, in particolare via social. Tuttavia, tra i 12 che rischiano il processo non compare però chef Rubio, che aveva attaccato la Senatrice a vita, nell’aprile del 2022, definendo “vergognoso” il “silenzio sistematico” su quella che lui stesso bollava come “pulizia etnica” contro i palestinesi nello Stato di Israele. La procura ha chiesto inoltre l’archiviazione per 17 persone, tra cui proprio lo Chef Gabriele Rubini. Le indagini sono coordinate dal PM Nicola Rossato e dal procuratore Marcello Viola.
L’indagine era partita dalle 24 denunce che Liliana Segre aveva presentato ai carabinieri di Milano a seguito dei numerosi messaggi d’odio ricevuti online. Commenti di “odio di natura diffamatoria, spesso di carattere antisemita e contenenti auguri di morte” che ignoti avrebbero fatto pervenire in continuazione alla senatrice. I messaggi sembrano esser centinaia. Molti, troppi, pesantissimi. In passato, la famiglia aveva già querelato gli haters affidandosi all’avvocato penalista Vincenzo Saponara. “Mia madre ha appreso della vicenda leggendo gli articoli di giornale, perché non frequenta i social. Devo dire che non ha avuto una reazione particolare, perché, purtroppo, è abituata a tutto questo: ogni occasione è buona per scatenare gli odiatori e questo lo sa bene. Non l’ho vista né stupita e né turbata” ha detto il figlio della Senatrice Luciano Belli Paci durante un’intervista rilasciata al quotidiano Il Tempo.