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    NEWS

    L’amicizia che salvò Sami e Piero

    È stato un errore commesso dalle SS a Birkenau, nell’ottobre del 1944, a far incontrare per la prima volta Sami Modiano e Piero Terracina.
    Una mattina, insieme ad altri prigionieri destinati ad un’imminente morte nelle camere a gas, Sami viene all’ultimo trasferito sulla rampa esterna al campo, la Judenrampe. Qui, fino alla primavera del 1944, è avvenuta la prima selezione per i deportati appena scesi dal treno. Ad attendere Sami e i suoi compagni vi è un treno carico di patate che devono essere sistemate in un edificio lì accanto e per svolgere questo lavoro viene aggiunto un altro centinaio di persone arrivate da poco e non ancora immatricolate. Alla sera, terminato il lavoro, le guardie mandano a morire il gruppo di deportati senza tatuaggio e Sami con i suoi compagni, fino a quel momento assegnati al Lager A (settore della quarantena), vengono mandati nel Lager D (settore per lavoratori) dove si trovava anche Piero.
    Sami non ricorda precisamente la prima volta in cui si è rivolto a Piero, ma di sicuro hanno molte cose in comune: sono giovani (rispettivamente 14 e 16 anni), provengono da comunità ebraiche molto lontane, parlano la stessa lingua, hanno subito il trauma dell’espulsione dalla scuola e sono ormai rimasti soli.
    Insieme sono costretti a faticosi e orrendi lavori, tra cui togliere i cadaveri dai fili spinati.
    A pochi giorni di distanza uno dall’altro, agli inizi della seconda metà di gennaio del 1945, prendono parte a una marcia della morte e arrivano ad Auschwitz I. Sami negli ultimi metri viene portato a braccio dentro al campo da due prigionieri che gli stavano camminando vicino.
    Il 27 gennaio del 1945, il campo viene liberato dall’Armata Rossa. Sami e Piero sono entrambi portati in un ospedale allestito all’interno di alcuni blocchi del campo e lì si ritrovano.
    Per ordine dei russi, ancora una volta sono costretti a pulire il campo dai cadaveri che devono poi essere seppelliti in una enorme fossa.
    Qualche giorno dopo, le condizioni di salute di Piero peggiorano e di conseguenza viene trasferito fuori dal campo per ricevere cure migliori. Da questo momento i destini di questi due amici si dividono per oltre 50 anni. Il ritorno a casa è stato per entrambi molto complicato.
    Una volta rimesso in salute, Sami è affidato al genio russo insieme all’ebreo romano Settimio Limentani, di 26 anni. Vengono prima inviati sul fronte, nel territorio della Germania, per scavare le trincee dietro la prima linea dell’Armata Rossa e poi, dopo l’8 maggio del 1945, sono trasferiti sul fiume Oder per ricostruire i ponti fatti saltare dai tedeschi e permettere il ritorno dei soldati russi. Insieme, su iniziativa di Settimio, raggiungono di nascosto il confine austriaco ai primi di ottobre e poi arrivano a Roma. Tra 1947 e il 1960, Sami si trasferisce nel Congo belga e alla fine degli anni ’50 sposa la sua amata Selma. A seguito degli sconvolgimenti politici, nel 1960 torna in Italia, a Ostia.
    Anche Piero ha un ritorno molto complicato. In un primo momento viene portato a Katowice, un ex lager trasformato in luogo di transito per i prigionieri dell’Armata Rossa. Qui le sue condizioni di salute si aggravano e per questo è trasferito a Soči, in un ospedale sul Mar Nero. Torna a Roma solo agli inizi di dicembre del 1945, dopo essere passato per Bucarest. Per oltre 30 anni Piero non ha mai parlato dell’orrore vissuto nei campi nazisti. Inizia a testimoniare, a partire dalle scuole, tra le fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta.
    Proprio alla fine degli anni Novanta Sami lo riconosce causalmente in una trasmissione televisiva e si mette subito in contatto con lui. Fino a quel momento non ha mai raccontato a nessuno l’inferno di Birkenau ed è proprio questo inaspettato incontro che lo libera una seconda volta, in questa occasione dal peso del silenzio. Piero convince Sami, nel 2005, ad accompagnarlo in un viaggio di istruzione con degli studenti. Da quel momento, Sami non ha mai smesso di testimoniare. Nulla è cambiato tra loro da questo secondo incontro, a parte il fatto che hanno iniziato a chiamarsi “fratelli”.
    La storia di questa incredibile amicizia è raccontata in un libro per ragazzi, da pochi mesi edito da Mondadori, dal titolo Così siamo diventati fratelli. L’amicizia che salvò Sami e Piero.

     

    Venerdì 24 gennaio alle 11, presso il Teatro Argentina a Roma, vi sarà un incontro alla presenza di Sami Modiano con le scuole medie e superiori (600 studenti circa) sul tema della sua amicizia con Piero Terracina. Sarà un’occasione anche per presentare il suo libro. Saranno collegati in diretta streaming oltre 500.000 studenti da tutta Italia.
    L’evento è riservato alle scuole: il teatro è pieno, ma per seguire l’evento in streaming i docenti possono iscriversi compilando il seguente form: https://docs.google.com/forms/d/1fgcKGfJQCWoLO5UyX6V8reMHPRiQNaPKj5zWKBMYClI/edit

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