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    Cultura

    Al Museo della Tolleranza di Gerusalemme due mostre nel segno della speranza e della resilienza

    Il Museo della Tolleranza di Gerusalemme ospita due mostre temporanee, in attesa di svelare nei prossimi mesi i suoi spazi espositivi permanenti. In un edificio a forma di una colomba, che rappresenta la ricerca della pace e della speranza per un futuro migliore, il punto focale è la monumentale scalinata incrociata, che sottolinea che la vera tolleranza e la comprensione derivano dall’impegno, dall’ascolto reciproco e dall’immersione nelle prospettive degli altri. L’anfiteatro all’aperto, che può ospitare mille persone, è fiancheggiato da un acquedotto del Secondo Tempio, originariamente costruito dal re Erode è stato scoperto quando vennero gettate le fondamenta vent’anni or sono ed è ora illuminato di sera e protetto dal vetro; in alto è collocato un palco basso dove lo schermo e gli altoparlanti sembrano sollevarsi magicamente con la semplice pressione di un interruttore.
    La mostra “Documenting Israel: 75 Years of Vision” propone un tour speciale che consente ai visitatori di scoprire ed esplorare il processo creativo e la visione che stanno dietro alla creazione del museo, dalla pianificazione iniziale alla sua completa apertura. Il tour riunisce la celebre mostra “Magnum Photos”, che documenta la società israeliana da prima della fondazione dello Stato ad oggi, con le complessità e le sfide della società israeliana cui il museo e la sua visione sono collegati. La curatrice della mostra, Anna Patricia Kahn, ha selezionato con cura una collezione unica di fotografie per raccontare la complessa storia di Israele e del suo popolo. Tra i fotografi di spicco in mostra ci sono Robert Capa e David “Chim” Seymour, due famosi fotografi ebrei che hanno documentato da vicino la fondazione dello Stato di Israele e i suoi primi anni tra il 1947 e il 1956. Entrambi hanno guadagnato fama mondiale per la loro copertura di guerre e conflitti in tutto il mondo, e la loro documentazione presenta una prospettiva ottimistica sul giovane stato nato dopo la Shoah. La mostra include una nuova documentazione inedita della fotografa Inge Morath, una delle prime donne a far parte dell’agenzia fotografica “Magnum”. Le sue fotografie sono esposte accanto alle opere di altri fotografi di spicco, tra cui i fotografi Micha Bar-Am, HelmarLerski e Bruce Gilden.

    The first child born in the settlement of Alma, in the Upper Galilee. Miriam Trito is held up by her father, Eliezer. 1951.
    © David Seymour / Magnum Photos, courtesy °CLAIRbyKahn

    “6:29 – Dalle tenebre alla luce” è il titolo della mostra innovativa e immersiva ispirata agli eventi del 7 ottobre 2023. Curata dal produttore multimediale Malki Shem Tov, padre del rapito Omer Shem Tov, la mostra mette in evidenza le testimonianze personali di 35 donne straordinarie che hanno affrontato sfide inimmaginabili e sono diventate simboli di resilienza e responsabilità reciproca. “6:29 è l’ora in cui sono iniziati gli attacchi ed è diventato un simbolo dell’orrore e del dolore di quel giorno”, spiega Shem Tov. “Questa mostra è il nostro modo di raccontare l’intera storia, dall’oscurità alla luce, onorando coloro che hanno resistito e unendo la società intorno alla speranza e alla responsabilità reciproca”. Tra le storie che più colpiscono c’è la quindicenne Ella Shani, che racconta la perdita di suo padre e gli eventi traumatici che hanno distrutto la sua comunità un tempo idilliaca del Kibbutz Be’eri. Schermi LED interattivi consentono ai visitatori di collegarsi “faccia a faccia” con i sopravvissuti, condividendone la prospettiva unica sulla tragedia e sulle sue conseguenze. Il viaggio si conclude in uno spazio pieno di note luminose di speranza, scritte dai visitatori, che simboleggiano la resilienza e la forza dello spirito umano. “Non si tratta solo di una storia di perdita, ma di speranza, resilienza e dei legami indissolubili della nostra società”, spiega l’amministratore delegato Jonathan Riss.

    Foto: Museum of Tolerance Jerusalem

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