Il silenzio di D-o è uno dei temi più difficili e profondi della religione, presente fin dalle origini del pensiero umano. Su questo argomento si sono confrontati, in un incontro organizzato dalla Comunità Ebraica di Roma e dal Vicariato di Roma presso il Centro Ebraico Pitigliani, il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni e Monsignor Ambrogio Spreafico, moderati da Don Marco Gnavi.
L’iniziativa fa parte del progetto di approfondimento del dialogo ebraico-cristiano “Comprendere il tempo alla luce della Bibbia ebraica”, promosso dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti e dalla Comunità Ebraica di Roma.
“Nel pensiero religioso biblico, D-o è fondamentale per la creazione del mondo – ha spiegato Rav Di Segni – Tuttavia, D-o non è una figura aristotelica, anzi è sempre presente nella storia. Quando si presenta il silenzio della provvidenza divina, questo diventa un parallelo del nascondimento del volto di D-o. Nella benedizione sacerdotale si dice ‘illumini D-o il tuo volto’, ma con la luce non si può vedere. Questo nascondimento divino si applica nella festa di Purim, che ha un finale gioioso, con la salvezza del popolo ebraico. In questa storia, la protagonista è Ester, nome che deriverebbe da “nascondere”. La prospettiva, però, può essere anche diversa, perché nel Deuteronomio, quando il popolo ebraico si chiede dove sia D-o, arriva Amalek che vuole distruggere Am Israel fino alle sue fondamenta”. Rav Di Segni ha spiegato dunque come il silenzio divino possa portare a situazioni opposte, come accaduto con i sopravvissuti alla Shoah, che dopo gli orrori si sono allontanati dalla religione, mentre molti altri si sono avvicinati.
Inoltre, il Rav ha aggiunto una riflessione profonda per spiegare il silenzio divino ai nostri giorni: “Quando preghiamo, siamo noi che parliamo a Dio, mentre quando studiamo, è Lui che ci parla attraverso i testi”.
La parola è poi passata a Monsignor Ambrogio Spreafico, che ha spiegato come in alcune narrazioni D-o sembri del tutto assente, ma in realtà agisce anche se non parla. “Il silenzio di D-o non è un tema facile. Nel libro La notte di Elie Wiesel, l’autore, dopo l’esecuzione di un bambino, si chiede: ‘Dov’è D-o?’. In Isaia, capitolo 55, si dice che se D-o è in silenzio è un problema, perché significa che smette di agire. Molte volte, però, D-o sembra assente eppure non lo è: è l’uomo che non lo nota. Nella storia di Giuseppe, ad esempio, D-o lo assiste in Egitto, aiutandolo a diventare un uomo di successo, anche se non parla apertamente. Anche nella vicenda di Giobbe, D-o agisce pur restando in silenzio, ma la situazione è opposta a quella di Giuseppe. Giobbe grida a D-o, ne riconosce la saggezza, ma D-o non risponde. A parlare sono invece i suoi amici, che sparlano sul fatto che D-o non gli apparirà. Alla fine, però, D-o si manifesta a Giobbe, e Giobbe dice : ‘I miei occhi vedono la tua presenza’”.
Il confronto ha prodotto un passo ulteriore nel dialogo interreligioso che continua a svilupparsi su diverse direttrici.