Raul Bova torna in teatro in una scenografia minimalista composta da linee di luci che ritraggono corsie di una piscina e binari ferroviari, alternate ad immagini in bianco e nero che portano lo spettatore in luoghi veri e al contempo astratti; l’attore ed ex nuotatore italiano è solo in scena e per più di un’ora affronta a 53 anni compiuti la pagina più buia della storia dell’umanità. Da lui infatti parte la richiesta al regista Luca De Bei di scrivere e dirigere un monologo ispirato alla Shoah, per dare il suo personale contributo alla memoria. È grazie a lui che con la sua notorietà ed iniziativa da oggi diventano su vasta scala note due storie di orrore ma anche di vita. Ne “il nuotatore di Auschwitz” la rappresentazione si concentra su due figure, Alfred e Victor, entrambe sopravvissute ad Auschwitz, che incarnano, come due facce della stessa medaglia, la forza di volontà e il desiderio di sopravvivere.
Alfred, campione di nuoto algerino naturalizzato francese e detentore di record mondiali, è una figura con cui Raul, grazie al suo passato da atleta, si identifica profondamente. Alfred incarna il potere salvifico dello sport, dove disciplina e resilienza diventano strumenti per affrontare le avversità. La sua relazione con l’acqua, vista come un elemento di fiducia e redenzione, inizia da bambino, in una sorta di rito iniziatico, e si evolve in una vera e propria filosofia di vita.
Nonostante le ingiustizie subite al Racing Club de France e l’orrore della prigionia ad Auschwitz, dove era il detenuto n. 172763 e dove perse moglie e figlia, Alfred non si arrese. Dopo la liberazione, tornò a competere, stabilendo un nuovo record alle Olimpiadi di Londra. La sua vita si è conclusa in mare, all’età di 68 anni, durante una nuotata.
Victor, psichiatra austriaco e autore del celebre libro “Uno psicologo nei lager”, offre una prospettiva diversa ma complementare. Durante la prigionia, il suo ruolo di medico gli consentirà di prendersi cura degli altri detenuti, un’azione che gli permette di mantenere la sua umanità e di affrontare le atrocità del campo. Nei suoi scritti analizzati come il senso di nostalgia e il bisogno di dare un significato alla sofferenza hanno aiutato molti a sopravvivere. Victor sottolinea come, anche in condizioni estreme, sia possibile preservare integrità, dignità e libertà interiore.
L’attore interpreta entrambi i personaggi e diventa anche la voce narrante che unisce le loro storie in un unico messaggio di speranza e forza. L’ispirazione personale dell’attore nasce da un periodo difficile vissuto recentemente, durante il quale ha sperimentato una nuova sensibilità verso le difficoltà che si presentano inaspettatamente.
Con questo spettacolo, Bova desidera soprattutto raggiungere i giovani, mostrando come sia possibile trasformare le avversità in opportunità di crescita e rinascita. Anche se il messaggio arrivasse a una sola persona, sarebbe un successo.
La tournée, che si svolge dal 25 ottobre al 21 dicembre 2024, rappresenta un’occasione unica per riflettere su temi universali come la speranza, la dignità e la forza dell’animo umano.