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    ISRAELE

    Israele risponde alle accuse di Amnesty International: “Il rapporto è tutto falso”

    Israele ha respinto categoricamente il recente rapporto di Amnesty International, che lo accusa di aver commesso un genocidio nel conflitto con Hamas nella Striscia di Gaza. Il documento di quasi 300 pagine sostiene che Israele abbia intrapreso un’azione sistematica volta alla distruzione della popolazione palestinese attraverso bombardamenti letali, distruzione di infrastrutture e blocco degli aiuti umanitari.

    Queste accuse hanno suscitato una forte reazione da parte del governo israeliano e americano, nonché di esperti legali e di osservatori internazionali.

    Il Ministero degli Esteri israeliano ha affermato che il documento si basa su falsità e ignora le realtà operative affrontate dall’esercito, che attraverso un comunicato ha dichiarato che “Israele opera in conformità con il diritto internazionale e prende ogni misura possibile per ridurre al minimo il danno ai civili”.

    Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha rigettato le conclusioni di Amnesty, definendole “infondate”. Il portavoce Vedant Patel ha sottolineato che, pur riconoscendo l’importanza di monitorare la situazione umanitaria, il rapporto non riflette le realtà del conflitto. “Le accuse di genocidio sono infondate. Tuttavia, restiamo profondamente preoccupati per la crisi umanitaria a Gaza” ha affermato Patel.

    Persino la sezione israeliana di Amnesty International ha preso le distanze dal documento, affermando che, nonostante la situazione a Gaza sia “catastrofica”, le conclusioni non soddisfano i criteri legali per definire un genocidio. Alcuni membri di Amnesty Israele hanno criticato la direzione globale per aver raggiunto “conclusioni predefinite”.

    Anne Herzberg, consulente legale di NGO Monitor, ha inoltre accusato Amnesty di manipolare le definizioni legali per adattarle a un quadro di demonizzazione di Israele.
    Critici del rapporto hanno evidenziato come questo ometta aspetti cruciali del contesto operativo, tra cui l’uso di civili come scudi umani da parte di Hamas e le difficoltà nel distinguere tra combattenti e civili in un ambiente densamente popolato. L’IDF stima che circa 19.000 operativi di Hamas siano stati uccisi durante il conflitto, un dato che, secondo gli esperti, riflette un rapporto tra combattenti e civili colpiti significativamente inferiore rispetto a conflitti analoghi.

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