Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha lanciato un avvertimento netto tramite il suo profilo su Truth Social, dichiarando che i responsabili della detenzione di ostaggi in Medio Oriente potrebbero affrontare una risposta senza precedenti da parte degli Stati Uniti se non verranno rilasciati entro il 20 gennaio 2025, data del suo insediamento alla Casa Bianca.
Le sue dichiarazioni sono arrivate dopo la conferma dell’uccisione di Omer Neutra, cittadino americano-israeliano, e la diffusione di un video propagandistico che mostra Edan Alexander chiedere aiuto.
Questo messaggio segna un cambio di tono significativo da parte dell’ex presidente, che già durante la campagna elettorale aveva sottolineato l’urgenza di risolvere la questione degli ostaggi, esprimendo tuttavia scetticismo sulla possibilità che molti di loro fossero ancora vivi. Trump ha accusato la comunità internazionale di essere “tutta parole e niente azione” su questa crisi, promettendo una reazione senza precedenti contro coloro che ha definito i responsabili di “atrocità contro l’umanità”.
“RELEASE THE HOSTAGES NOW!” ha scritto Trump, aggiungendo che i colpevoli saranno colpiti “più duramente di chiunque altro nella lunga e gloriosa storia degli Stati Uniti.”
Le dichiarazioni di Trump implicano che gli Stati Uniti siano pronti a impiegare tutti i mezzi disponibili per risolvere la questione. Allo stesso tempo, l’ex presidente ha dimostrato di saper lavorare in parallelo ai canali ufficiali. Durante la transizione, il suo team sta collaborando con l’amministrazione uscente di Joe Biden per garantire la massima continuità negli sforzi di liberazione degli ostaggi. Entrambe le amministrazioni, infatti, hanno sottolineato l’importanza della cooperazione bipartisan su un tema così delicato.
Nel frattempo, Trump sta mobilitando il suo team per esercitare pressioni e spingere per negoziati che possano portare a un accordo prima del suo insediamento.
Le dichiarazioni di Trump non sono solo un messaggio per i responsabili della crisi, ma anche un segnale agli elettori e al Congresso americano. Si collocano in linea con la sua immagine di “uomo forte” e decisionista, come dimostrato durante il suo primo mandato con azioni simboliche e significative, tra cui il trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme e l’eliminazione del generale iraniano Qassem Soleimani.
Con l’inizio del suo secondo mandato, è probabile che si assista a un ritorno a una politica estera più assertiva e imprevedibile, con un focus sulle relazioni personali che Trump ha costruito nella regione durante il suo primo mandato.
Il mondo attende di vedere se queste promesse si tradurranno in azioni concrete per stabilizzare il Medio Oriente e riportare a casa gli ostaggi. Una speranza condivisa anche dalle famiglie delle vittime, come nel caso di Ronen Neutra, padre di Omer, che ha dichiarato: “Trump è un uomo che sa come fare accordi. Siamo fiduciosi che possa usare la sua influenza per portare i nostri cari a casa.”
Le settimane a venire saranno cruciali per comprendere se l’approccio di Trump riuscirà a trasformare queste intenzioni in risultati tangibili, influenzando non solo il destino degli ostaggi, ma anche il futuro degli equilibri nella regione.