È stata inaugurata nel Ghetto di Venezia la prima retrospettiva di Norman Raeben, artista ebreo ucraino-americano, maestro di Bob Dylan. Fino al 14 gennaio 2025, nello spazio dell’Ikona Gallery in Campo di Ghetto Novo, si terrà la mostra “Norman Raeben (1901-1978). La pittura errante” a cura di Fabio Fantuzzi (Università Ca’ Foscari Venezia), in collaborazione con Stefania Portinari e Nico Stringa. L’esposizione è promossa, organizzata e sponsorizzata dalla Comunità ebraica di Venezia, dal Dipartimento di Studi Umanistici (Università Ca’ Foscari Venezia) e da Opera Laboratori (che ne ha curato l’allestimento), con un contributo della Regione Veneto.
Esposte quaranta opere di Raeben – nato Numa Rabinovitz, figlio del celebre scrittore Sholem Aleichem (alias Shalom Rabinovitz) – dedicate a due cicli di paesaggi urbani. Inoltre, in una sezione sono presenti oli, nature morte e vedute di Venezia e di Provincetown, insieme a ritratti e caricature a pastello e a carboncino. Proposti anche materiali inediti: fotografie dello studio dell’artista, immagini digitali ad alta qualità dell’artista e un documentario – ‘Painting: a Laboratory of Aesthetics’ girato da Bill e Harvey Fertik che include quattro lezioni performative di Raeben.
Le opere, che propongono un itinerario ideale, permettono non solo di comprendere l’evoluzione artistica di Raeben ma anche l’influenza che ebbe su artisti americani, intellettuali ebrei immigrati di cultura yiddish, dei quali fece i ritratti come Sholem Aleichem, Mary Adler, Pearl Pearson Adler, Luba Harrington, Miriam Kressyn, Bob Haggart, Paul Musikonsky, Bob Dylan, Seymour Osborne e Stella Adler. “Le ragioni che fecero di Raeben un punto di riferimento per gli ambienti ebraico-newyorchesi – spiega il curatore Fabio Fantuzzi – dipendono dal fatto che il suo lavoro e le sue teorie sono segnati dalla volontà di ridefinire la cultura e l’identità yiddish e di fonderla in maniera laica e artistica con le tradizioni americane ed europee” per trovare un percorso creativo verso quella che lo storico dell’arte Nico Stringa ha definito ‘una modernità compatibile’.
L’ultima tappa di questo percorso è l’atelier dell’artista, dove dal 1946 si dedicò all’insegnamento. Fra i lavori di studio, presente anche un quadro attribuito a Bob Dylan. Proprio grazie a Dylan si è riusciti a ricostruire l’itinerario artistico fra America e Parigi, dove Raeben aveva potuto conoscere Chagall, Soutine, Matisse, Bissière. La mostra è legata al progetto di ricerca Marie Skłodowska-Curie POYESIS finanziato dall’Unione Europea e sarà accompagnata da un convegno internazionale “Sulla mostra di Norman Raeben. Percorsi nell’arte e nella cultura yiddish da Sholem Aleichem a Bob Dylan”, organizzato dal dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia, che si terrà il prossimo 12 dicembre.