Ricostruire la storia delle scuole primarie della capitale non è compito facile, anche per le profonde trasformazioni occorse durante l’età contemporanea. Tuttavia, tale lavoro consente di restituire interi spaccati della nostra società. In tal senso, sono di sicuro interesse le vicende della scuola elementare ebraica intitolata al Senatore del Regno Moisè Raffael Vittorio Polacco (Padova, 10 maggio 1859 – Roma, 7 giugno 1926), che accolse nei locali siti a Lungotevere Sanzio 14, già dal 1924, i bambini della collettività ebraica romana.
La riforma Gentile, approvata nel 1923, mise fine alla scuola laica in Italia e l’insegnamento della religione cattolica divenne obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado. Dunque la scuola ebraica, in una fase storica di grande integrazione degli ebrei nella società contemporanea, divenne un mezzo per contrastare l’assimilazione. Tuttavia, la fase di avvio fu tutt’altro che entusiasmante: la struttura scolastica fu frequentata da pochissimi bambini.
Le leggi antiebraiche del 1938 produssero, tra le altre vessazioni, l’allontanamento degli alunni ebrei dalle scuole italiane. Conseguentemente, e paradossalmente, il numero degli iscritti alla scuola ebraica crebbe in questo periodo, sia pur per le restrizioni a cui gli ebrei erano sottoposti. Giuliana Piperno Beer, dopo l’analisi delle fonti conservate presso l’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma (ASCER), scrive:
“Nell’anno scolastico 1938-1939 gli alunni della scuola «Vittorio Polacco» passarono dai 400 dell’anno scolastico precedente a circa 700, suddivisi in tutte le classi e in diverse sezioni”. Per l’anno scolastico successivo rileva che “Vi era la necessità di contenere l’affollamento della scuola elementare Vittorio Polacco.[ …] Si pensava di contenere gli iscritti a 400 bambini effettivamente domiciliati nei rioni Regola, Campitelli e Trastevere. E così i bambini iscritti alla scuola elementare furono 505 anche se frequentanti 424”. (Le scuole dei giovani ebrei di Roma durante il periodo delle leggi razziali 1938-1944, Rassegna mensile di Israel,vol.77, No 1-2 (gennaio agosto), 2011). Fu solo dopo la razzia del 16 ottobre 1943 che la scuola ebraica fu chiusa.
Nel secondo dopoguerra i bambini furono accolti nuovamente nei locali del fabbricato di Lungotevere Sanzio 14. Tuttavia, lo stesso edificio fu dichiarato pericolante e nel 1954 gli alunni furono ospitati nei locali dell’Oratorio Di Castro, sito in via Balbo, e nel fabbricato di via dei Villini.
Purtroppo, con l’andare degli anni, le condizioni critiche in cui versava lo stabile che ospitava la scuola, indussero il Consiglio della Comunità Israelitica di Roma a demolire e ricostruire l’edificio.
Il periodico La Voce della Comunità Israelitica di Roma, così annunciava: “Il 19 aprile 1956, alle ore 10,30, alla presenza di tutte le autorità ebraiche e del Presidente della Comunità Odo Cagli, ebbe luogo una solenne cerimonia contrassegnata dal “primo colpo di piccone che diede l’inizio dei lavori di ricostruzione della scuola Vittorio Polacco mentre i bambini cantavano una canzone in ebraico inneggiando alla nuova scuola che li avrebbe accolti”(Fonte: ASCER).
Ma non tutti gli alunni erano felici di abbandonare il vecchio edificio scolastico e scrissero alla redazione de La Voce della Comunità Israelitica (21 gennaio 1957): “Come mi dispiace aver lasciato la vecchia scuola! Essa era pericolante, lo so, e da molti anni, però io la rimpiango sempre, perché ripenso alle belle giornate trascorse in quelle vecchie aule […] lì in quelle mura erano racchiuse tutte le speranze del nostro avvenire” (Lucia Aboaf -classe IV A) (Fonte: ASCER).
Finalmente, a due anni di distanza dall’inizio dei lavori, l’inaugurazione della nuova scuola: “Il 9 novembre 1958 si è svolta la solenne inaugurazione della ricostruita Scuola Vittorio Polacco […] il Capo Rabbino Prof. Toaff ha dato inizio alla cerimonia, attaccando la mezuzà, il piccolo rotolo di pergamena contenuta in un astuccio nel quali sono scritti i versetti di Dt. 6,4-9 e Dt 11,13-21 recitando la relativa benedizione nel commosso silenzio di tutti i presenti. L’onore di tagliare il nastro tricolore è stato attribuito alla vedova del Senatore Vittorio Polacco che tanto strenuamente aveva difeso i diritti delle minoranze religiose e la legittimità dell’esistenza di una scuola ebraica” (Fonte: ASCER, La Voce della Comunità Israelitica, novembre 1958).
Il nuovo edificio scolastico era pronto: moderno, accogliente, attrezzato, ma soprattutto in grado di porgere un’offerta formativa di valore nella consapevolezza che “Il mondo si regge sul respiro dei bambini che studiano” (TB, Shabbath 119b).
Alle origini di una struttura proiettata verso il futuro
La scuola ebraica “Vittorio Polacco” dal 1924 al 1958