Il dibattito sulle parole di Papa Francesco riguardo alla guerra tra Israele e Hamas si accende ulteriormente, con la Conferenza dei Rabbini Europei (CER) che esprime preoccupazione per le dichiarazioni del pontefice. In una nota del suo Comitato Permanente ha dichiarato di essere “profondamente turbata” da questa affermazione. Citando la definizione di genocidio secondo la Convenzione Internazionale per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio, che include “atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso,” i rabbini hanno sottolineato come Israele stia conducendo una guerra difensiva.
“Mentre l’efficacia della guerra di Israele contro Hamas può essere oggetto di dibattito, essa rimane una risposta militare agli attacchi terroristici del 7 ottobre e alla minaccia esplicita di Hamas di replicare tali massacri indiscriminati. Israele è impegnato nel rispetto del diritto umanitario internazionale, mentre Hamas viola sistematicamente ogni norma di tale diritto”, afferma la Conferenza dei Rabbini Europei.
Particolarmente dura è stata la critica all’uso del termine “genocidio,” considerato una “propaganda subdola” che sposta la responsabilità dai perpetratori alle vittime, trasformando lo Stato di Israele in un simbolo di colpa. “Hamas, al contrario, ha manifestato chiaramente, nei suoi atti e nei suoi documenti fondanti, un’intenzione genocida nei confronti del popolo ebraico”, continua la nota.
“La Torah insegna che ‘la vita e la morte sono nelle mani della lingua’ e l’esperienza storica, segnata da un crescente antisemitismo, conferma che ogni parola emessa da una figura di spicco ha immense conseguenze”, si legge infine nella nota.
Anche l’Assemblea Rabbinica Italiana (ARI) si è espressa con fermezza, descrivendo le dichiarazioni del Papa come “apparentemente prudenti”, ma che in realtà “rischiano di essere molto pericolose”. In un comunicato, i rabbini italiani hanno sottolineato che “le parole sono importanti e bisogna stare molto attenti a come usarle, soprattutto se si svolge un ruolo di guida religiosa”. L’ARI ha ricordato come, nel corso della storia, gli ebrei siano stati accusati di crimini infamanti, come il deicidio o l’omicidio rituale, con conseguenze devastanti. Alla luce di questo, hanno avvertito che “considerare le colpe in modo unilaterale e trasformare gli aggrediti in aggressori” è il modo peggiore per perseguire la pace.