La costruzione dell’Oratorio Di Castro Balbo fu prodotto dall’azione di una donna ebrea: fu infatti una donna a permettere la sua costruzione, Grazia Pontecorvo. Rimasta vedova di Salvatore Di Castro, mancò nel 1909, senza lasciare figli né parenti. Lasciò però tutti i suoi risparmi alla Comunità con l’intento di far sorgere un nuovo edificio di culto nella zona tra via Cavour e via Nazionale, dove negli anni precedenti si era insediata la nuova borghesia ebraica.
L’Oratorio Di Castro è ufficialmente ultracentenario ma non ha perso il suo smalto e i colori delle decorazioni che brillano più che mai. Un importante ruolo è stato svolto all’interno del Tempio di via Balbo dalla Brigata ebraica. Il loro primo impegno fu la riapertura della scuola ebraica “Vittorio Polacco”. Ciò avvenne con l’aiuto di alcuni allievi del Collegio Rabbinico già nell’estate del 1944. L’apertura della scuola doveva servire principalmente alla formazione di una coscienza ebraica e sionista presso i giovani ebrei romani. Sempre con l’aiuto della Brigata Ebraica e con la guida del soldato Zwy Sternilicht fu inaugurato il 30 agosto del 1944 il Centro Giovanile Ebraico (CGE) proprio nell’oratorio sito in via Balbo, dove si svolgevano non solo corsi di cultura e lingua ebraica ma anche confronti su temi politici e di attualità.
Una seconda funzione fu quella di sostenere i profughi che dall’Europa centrale si trasferivano verso altre mete, soprattutto nella Palestina mandataria. Tale attività era considerata totalmente illegale dagli inglesi, e quindi sistematicamente osteggiata. L’Oratorio Di Castro è anche la sinagoga dell’accoglienza che ha ospitato la redazione del giornale Israel ed è diventata una seconda casa per gli ebrei libici giunti nella capitale.
La foto proviene da “memorie ebraiche”, a cura del Centro di Cultura Ebraica di Roma