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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Bereshìt: “Tohu e Bohu”

    La Torà inizia con le parole: “In principio Dio creò cielo e terra. E la terra consisteva di tohu e bohu…” (Bereshìt, 1:1-2). Qual è il significato delle parole tohu e bohu?
    R. Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (Bereshìt, p. 3) cita il Midràsh (Bereshìt Rabbà, 1:9) dove è detto che la materia amorfa primordiale era anch’essa parte della creazione. R. Soloveitchik aggiunge che la scienza non ha nulla da dire sull’origine della materia. Il concetto della creazione dal nulla non è scientifico ma metafisico. Platone non poté accettare la possibilità che la materia fisica fosse stata creata da un Essere spirituale. Nello stesso modo, Aristotele riteneva che la materia precedesse la creazione. Essi insistevano che Dio poteva essere solo uno “Yotzèr”, un modellatore di materia preesistente, ma non un “Borè”, un creatore della materia stessa.
    Il Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco) nel suo commento alla parashà scrive: “Ora ascolta la spiegazione corretta e chiara del versetto nella sua semplicità. Il Santo Benedetto, creò tutte le cose dal nulla assoluto. Ora non abbiamo alcuna espressione nel linguaggio sacro per far emergere qualcosa dal nulla se non la parola “barà” (creare). Tutto ciò che esiste sotto il sole o sopra di esso non è stato creato fin dall’inizio dal nulla. Invece Egli creò dal nulla totale e assoluto una sostanza molto sottile priva di corporeità ma dotata di potenziale, adatta ad assumere forma e a procedere dalla potenzialità alla realtà. Questa era la materia primaria creata da Dio; è chiamata dai Greci hyly (materia, nella lingua sacra si chiama “tohu”). Dopo l’hyly, Egli non creò più nulla, ma formò e fece cose con essa, e da questa hyly portò ogni cosa all’esistenza e rivestì le forme e le mise in una condizione finita”.
    R. Raphael Pelcovitz (Canton-Ohio, 1921-2018, New York) che tradusse e commentò il commento di r. ‘Ovadià Sforno (Cesena, 1475-1550, Bologna) scrive che r. Sforno spiega i due termini tohu e bohu nel modo seguente: la materia era stata creata da Dio. La materia, come tale, era allo stato potenziale. Questa materia è chiamata tohu. Un idolo è chiamato tohu perché non ha sostanza. Bohu è la combinazione di due parole Bo e Hu, che significano “è in esso”. Bohu è la forma che contiene la materia primordiale. Il potenziale di Tohu divenne attuale tramite Bohu, la forma iniziale.
    R. Solovetchik afferma che accettare che la creazione è avvenuta dal nulla è di grande importanza perché indica che Dio è Onnipotente e che Egli è il Padrone dell’Universo che dirige secondo la Sua volontà. La Creazione assicura il fatto che Dio rimanga coinvolto con l’universo e, in particolare, con gli esseri umani la cui esistenza dipende da Suo continuo sostegno. Negare il concetto della Creazione dal nulla significa postulare un dualismo, ammettendo cioè l’esistenza eterna di qualcosa al di fuori di Dio.
    Nonostante che l’uomo non possa creare dal nulla, il messaggio spirituale del racconto della Creazione è che l’uomo dev’essere creativo. L’uomo deve sconfiggere le malattie, controllare i fiumi e alleviare la miseria. L’uomo deva anche educare. L’educazione è creatività per eccellenza. Un bambino, paragonato al tohu e bohu, viene trasformato in una personalità spirituale.
    Alla fine del primo capitolo, alle parole “E Dio completò nel settimo giorno l’opera che aveva fatto” (Bereshìt, 2:2), r. Soloveitchik commenta che Dio completò la Sua opera ma il mondo rimase incompleto. Quando Egli creò il mondo da tohu e bohu non rimpiazzò del tutto il caos. Permise che rimanesse qualcosa di questa entropia primordiale in modo che l’uomo, tramite i suoi sforzi, potesse eliminarlo. All’uomo fu dato questo grande compito di completare la Creazione.

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