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    ISRAELE

    La ragazza yazida salvata dalle torture di Hamas a Gaza

    Una donna yazida, per anni ridotta in schiavitù a Gaza e recentemente salvata in una complessa operazione congiunta tra Israele e gli Stati Uniti, ha recentemente rilasciato un’intervista in cui ha detto di aver cercato di uccidersi più volte durante la sua prigionia. Si tratta di Fawzia Amin Sido, rapita dallo Stato islamico in Iraq nel 2014 quando aveva solo 11 anni e successivamente portata a Gaza. La donna ha detto a Voice of America Kurdish (VOA) di aver cercato di togliersi la vita molte volte mentre era detenuta nella Striscia. “A causa di quello che ho visto nella mia vita, ho cercato di suicidarmi provando ad assumere delle pillole” ha detto. Fawzia, che ora è tornata in Iraq, ha detto a VOA di aver cercato di mettersi in contatto con la sua famiglia a Sinjar, nel nord dell’Iraq, fino al momento in cui i terroristi di Hamas le hanno preso il cellulare, accusandola di essere una mercenaria israeliana. “Dopo aver lasciato l’ospedale, sono stata portata da un giudice. Il giudice ha detto: ‘Ti incarcererò per due anni perché hai tentato di suicidarti’. Gli ho chiesto: ‘Perché mi mette in prigione? Voglio tornare dalla mia famiglia’. Ha detto: ‘Allora, chi ti ha detto di venire qui?’ Non conosceva la mia storia, perché Hamas mi aveva minacciato e intimato di non raccontare nulla a nessuno” ha raccontato la donna durante l’intervista.

    “Ho visto fare di tutto ai terroristi di Hamas. Ero stanca di tutte le loro torture” ha detto Fawzia. L’esercito israeliano ha riferito che Sido, che ora ha 21 anni, è riuscita a fuggire dopo che il suo rapitore a Gaza è stato ucciso, probabilmente durante un attacco aereo nel mezzo del conflitto in corso tra Israele e Hamas.

    Gli yazidi rappresentano una minoranza religiosa dell’Iraq e della Siria. Fawzia è stata rapita il 3 agosto 2014, quando i terroristi dell’Isis hanno attaccato Sinjar. Mentre la maggior parte degli uomini locali venivano giustiziati, le giovani donne venivano catturate per essere ridotte in schiavitù, vendute e usate come oggetti sessuali. Fawzia è stata violentata dai terroristi dell’Isis prima di essere trasferita a Raqqa, in Siria, e poi venduta nel 2015 a un terrorista che era venuto a combattere. È rimasta prigioniera in Siria per anni, durante i quali ha avuto due figli da gravidanze forzate. Steve Maman, un benefattore ebreo canadese che ha avviato il salvataggio di Fawizia, ha detto alla stampa: “È una donna forte ma sta passando un momento difficile. Ora che è libera, pensa ai suoi figli che sono però figli di Hamas. Non è riuscita a fuggire assieme a loro. Se avessero saputo che stava tentando di fuggire con i suoi figli, oggi non sarebbe viva”.

    Dopo la morte del suo rapitore nel 2019, i parenti del terrorista palestinese l’hanno portata di nascosto insieme ai suoi figli in Turchia e poi attraverso i tunnel della penisola egiziana del Sinai fino a Gaza nel 2020.

    Dieci anni fa, Maman, un ebreo marocchino emigrato in Canada in tenera età, ha intrapreso un’impresa commerciale in Iraq e poco dopo ha assistito ai massacri degli yazidi da parte dell’Isis. “Sono nato in Marocco, un paese dove la diversità è onnipresente e dove tutte le religioni sono tollerate”, ha detto. “I bambini che venivano venduti fuori dalle gabbie a Mosul mi hanno spezzato il cuore. Come si fa a indossare un orologio costoso o un paio di scarpe e assistere al potenziale acquisto di un essere umano, che sarà violentato e molto probabilmente decapitato, senza fare nulla”, ha aggiunto l’uomo. Da allora il team di Maman ha guidato la liberazione di 140 yazidi e cristiani, assistendone altri 25.000 con assistenza umanitaria. “Molti nella mia posizione avrebbero agito come me – ha detto Maman – All’inizio, pensavo che sarebbe stato un semplice salvataggio di poche persone. Ho detto a mia moglie che sarebbe stato un progetto di sei mesi al massimo. Siamo al decimo anno ormai –  ha continuato – Il salvataggio di Fawzia è stato probabilmente il più difficile di tutti. Israele non ha relazioni diplomatiche con l’Iraq, uno Stato nemico, il che ha complicato tutto”, ha aggiunto. “Quando ho incontrato Fawzia le ho detto che sarebbe stata libera. Quella ragazza aveva 11 anni quando è stata ridotta in schiavitù, non sa cosa significhi il concetto della libertà perché metà della sua vita è stata difficile costellata da percosse e abusi sessuali da parte dei terroristi. Ora però è libera”

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