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    ROMA EBRAICA

    Un anno dopo il 7 ottobre: memoria, dolore e speranza alla commemorazione nel Tempio Maggiore di Roma

    7 ottobre 2024. È trascorso un anno da quel tragico giorno in cui le forze di Hamas hanno condotto un brutale attacco contro le abitazioni di inermi civili israeliani. I volti delle vittime restano impressi nella memoria collettiva, le loro urla risuonano ancora, amplificate dai video che gli stessi terroristi hanno pubblicato. Gli ostaggi, sottratti alle loro famiglie, si trovano tuttora nascosti in qualche oscuro tunnel. Il lato più buio dell’umanità è stato rivelato, ma sembra che il mondo non lo voglia vedere. Questo il fil touge per la solenne commemorazione del 7 ottobre nella Sinagoga di Roma, in quello che è stato un momento di raccoglimento e profonda riflessione.
    La cerimonia ha visto la partecipazione di esponenti politici e rappresentanti del governo, tra i quali i ministri Giuli, Salvini, Piantedosi e Valditara, oltre alla premier Giorgia Meloni. L’evento è iniziato con un minuto di silenzio, seguito dall’intervento del Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha recitato la preghiera “El maalè rachamim”, cercando di concedere misericordia e il giusto riposo alle vittime. “Le vittime non hanno pace. I corpi di molti diventano merce da barattare, come le teste tagliate conservate in freezer, i corpi carbonizzati dalle granate lanciate, fusi insieme al punto che neppure i medici legali riescono a distinguere”. Spiega Di Segni che una campagna sistematica di disinformazione, distorsione e colpevolizzazione è riuscita a rendere cieca l’opinione pubblica ad ogni discorso razionale: nelle piazze e nelle università ormai si celebra il terrorismo come atto rivoluzionario.
    “Quelli che viviamo oggi non sono episodi isolati, ma il riflesso di un odio antisemita che ci perseguita da secoli e che è riemerso con violenza il 7 ottobre, ‘giorno iniziato all’alba e mai tramontato’. – ha affermato Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Israele – ha proseguito – affronta un futuro incerto, ma è guidato da un inarrestabile imperativo di vita e dalla speranza di poter vivere, un giorno, come un popolo finalmente libero nella propria terra. Un futuro dove l’ombra di quel ‘sabato nero’ potrà essere affiancata non più dalla paura, ma da una visione di pace e prosperità”.
    Anche Victor Fadlun, Presidente CER, condivide questo desiderio, ringraziando il governo per la solidarietà dimostrata e auspicando “un ritrovato equilibrio fra la nostra comunità e l’Italia, il nostro Paese che amiamo e nel quale vogliamo riconoscerci”. La speranza è quella di futuro di pace e di sicurezza, per Israele e il Medio Oriente. Tuttavia, in attesa di questo momento, il dolore persiste. “È passato un anno dal 7 ottobre. La rabbia è aumentata e il dolore non è diminuito. Sono decine gli ostaggi ancora nelle mani di questi terroristi che li sottopongono a ogni tipo di tortura. Tra loro anche bimbi di un anno, ragazze, soldatesse che facevano le sentinelle, persone anziane, malati…Quello che Hamas ha fatto è puro orrore, un atto di terrorismo di massa minuzioso e crudele, un pogrom fra i più terribili, in terra di Israele, che mette in pericolo non solo Israele ma l’intero Occidente”.
    “Israele sta combattendo su sette fronti diversi una guerra che non ha iniziato, ma che deve necessariamente vincere. – ha affermato Jonathan Peled, l’ambasciatore israeliano in Italia – È una guerra tra democrazia ed estremismo, moralità e barbarie. Non serve l’approvazione internazionale per dimostrare che Israele ha il diritto di difendersi, d’altronde, come sottolineava Shimon Peres, ‘è meglio essere controversi per le giuste ragioni, piuttosto che popolari per i motivi sbagliati’ “.
    Durante i discorsi, è stata eseguita la canzone “Ha Baita”, un appello senza confini per il ritorno degli ostaggi rapiti, seguita dalla straziante testimonianza di Leron Mor, zia di Avigail Idan, una bambina di 4 anni tenuta in ostaggio per oltre cinquanta giorni. “I miei piccoli nipoti sono eroi, sono stati nascosti per quattordici ore dentro un armadio. Avigail è sopravvissuta cinquanta lunghi giorni nelle mani di Hamas, ma quando un ostaggio torna a casa non è più lo stesso. Avigail senza i suoi genitori, brutalmente uccisi dai terroristi, non è più la stessa. Deve ricostruirsi una nuova vita, ma finché tutti i rapiti non saranno tornati, non si potrà ricostruire Israele, né le vite di chi soffre dal 7 ottobre.”
    A conclusione della cerimonia, l’accensione di una candela in ricordo delle vittime e degli ostaggi ed i due inni, quello italiano e quello israeliano. Israele e Italia hanno deciso di essere unite, scegliendo la democrazia contro ogni tipo di estremismo. 7 ottobre 2024, a distanza di un anno, è quanto mai necessario ricordare.

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