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    EUROPA

    Inaugurata in Portogallo la Casa Museo Aristides de Sousa Mendes, giusto di Yad Vashem

    In Portogallo, a Cabanas de Viriato, è stata inaugurata la Casa-Museo Aristides de Sousa Mendes. Situato a poco più di due ore di macchina da Lisbona, il Museo racconta, in una suggestiva esposizione, la vita e le gesta di Aristides de Sousa Mendes do Amaral e Abranches, uno dei grandi eroi portoghesi della II Guerra Mondiale. Migliaia di rifugiati che tentavano di scappare dagli orrori nazisti si rivolsero a Sousa Mendes, allora console del Portogallo a Bordeaux, in Francia, tra maggio e giugno 1940, per procurarsi un visto che avrebbe permesso loro di attraversare la Spagna, arrivare in Portogallo e partire per altre parti del mondo.

    Il Portogallo, ufficialmente neutrale, ma ufficiosamente filo-hitleriano e sotto il regime dittatoriale di Antonio de Oliveira Salazar, emise una direttiva – la famigerata “Circolare 14” – a tutti i suoi diplomatici per negare un rifugio sicuro ai rifugiati, compresi esplicitamente ebrei, russi e apolidi che non potevano tornare liberamente nei loro paesi di origine. Aristides de Sousa Mendes scelse di disubbidire e seguire la sua coscienza. “Preferirei stare con Dio contro l’Uomo piuttosto che con l’Uomo contro Dio”, dichiarò. Aristides de Sousa Mendes sfidò gli ordini diretti del suo governo ed esibì coraggio, rettitudine morale e altruismo rilasciando visti a tutti i rifugiati indipendentemente dalla nazionalità, dalla razza, dalla religione o dalle opinioni politiche. Sapendo che avrebbe dovuto affrontare dure conseguenze per le sue azioni, Sousa Mendes decise di agire in conformità con i dettami della sua coscienza e della fede cattolica. La sua impresa eroica è stata descritta dallo storico della Shoà Yehuda Bauer come “forse la più grande azione di salvataggio da parte di un singolo individuo durante la Shoah”.

    Per il suo atto di disubbidienza Sousa Mendes fu severamente punito da Salazar, privato della sua posizione diplomatica e gli fu proibito di lavorare. La dimora di famiglia, la Casa do Passal, imponente palazzo nella provincia di Beira Alta in Portogallo, costruito nel XIX secolo, fu confiscato dai creditori negli anni ’50. Sousa Mendes morì il 3 aprile 1954 in povertà e disgrazia, all’Ospedale Francescano di Lisbona; fu sepolto con una tunica francescana per mancanza di abiti adeguati, sapeva di aver agito umanamente per migliaia di persone innocenti e di aver salvato le loro vite. Prima di morire Sousa Mendes chiese ai suoi figli di riabilitare il suo nome e di ripristinare l’onore della famiglia; da allora per decenni la casa è rimasta disabitata e ha ceduto alle intemperie.
    Lo Stato d’Israele nel 1966 dichiarò Aristides de Sousa Mendes “Giusto tra le Nazioni”. Nel 1986, il Congresso degli Stati Uniti emise un proclama in onore del suo atto eroico. Più tardi fu finalmente riconosciuto dal Portogallo, quando il suo presidente Mario Soares si scusò con la famiglia Sousa Mendes e il Parlamento portoghese lo promosse postumo al rango di ambasciatore. Il volto di Aristides de Sousa Mendes è apparso sui francobolli di diversi paesi e Gerusalemme gli ha intitolato una piazza.
    Come una fenice, il Museo è finalmente risorto sulle rovine del palazzo che era appartenuto a Aristides de Sousa Mendes, i suoi discendenti hanno potuto finalmente vedere riconosciute le gesta eroiche del loro antenato.

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