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    ISRAELE

    “L’attacco a Majdal Shams è una ferita al cuore d’Israele”. Intervista ad Angelica Edna Calò Livnè

    La tragedia di Majdal Shams ha scosso profondamente Israele e tutto il mondo ebraico. Sabato pomeriggio, un colpo diretto di un missile Falaq 1 di produzione iraniana, inviato da Hezbollah sul campo sportivo di Majdal Shams – il principale centro druso in alta Galilea – ha portato alla morte di dodici cittadini arabi israeliani appartenenti alla comunità locale. Erano tutti adolescenti di età compresa tra dieci e vent’anni. Nell’attacco sono rimasti feriti altri diciannove ragazzi. I funerali delle piccole vittime si sono svolti domenica, in un’atmosfera di dolore e rabbia che alberga ormai nella devastata comunità drusa. Shalom ha intervistato Angelica Edna Calò Livnè – Docente a Tel Hai e fondatrice di Beresheet LaShalom, che per tempo ha seguito la comunità drusa in numerose attività artistico-culturali.

    Come definiresti gli eventi di sabato?
    Quella di sabato rappresenta per tutti una disgrazia da cui non ci riprenderemo. Noi, del kibbutz Sasa abbiamo una bellissima relazione con i drusi, un terzo dei miei studenti vengono da lì, è un luogo che dista solo 5 km da noi. I drusi sono Israele e l’attacco di sabato è a tutti gli effetti un attacco al cuore d’Israele. Il campo da calcio, dove ha avuto luogo la strage era pieno, i ragazzi erano lì per fare un torneo e quelle vite sono state spezzate proprio mentre giocavano. Questa è una tragedia inenarrabile. Loro non hanno colpito solo ragazzi drusi, hanno colpito Israele nel cuore.

    Cosa rappresenta la comunità drusa per il Paese?
    Posso fare un esempio sulla mia esperienza. All’inizio del periodo pandemico sono stata consulente di una scuola drusa. La loro cultura è molto affascinante ma al contempo introversa, hanno ancora una mentalità molto chiusa. Così, l’allora preside della scuola si rivolse a me, chiedendomi se attraverso il teatro potevo aiutare gli studenti ad aprirsi di più, specialmente perché la loro ambizione li spingeva a cominciare percorsi accademici importanti per cui era importante sviluppare le abilità legate alla socializzazione. Così abbiamo iniziato questo progetto teatrale e abbiamo inserito per 8 anni attività di arte, danza, musica e teatro. La scuola è divenuta la prima scuola in lingua araba in Israele con una proposta molto ampia di attività culturali. Insieme abbiamo realizzato cose straordinarie. I drusi sono una comunità profondamente radicata in Israele, che si sente molto israeliana e noi li sentiamo come tali. Vicino a dove abito ci sono moltissimi villaggi pieni di ragazzi drusi morti in questa guerra. Parlando l’arabo fanno un enorme lavoro per la nostra intelligence, loro sono israeliani a tutti gli effetti. È un popolo che fa parte di noi.

    Cosa aspettarsi dal futuro? Questo attacco dove porterà?
    Sono nove mesi che siamo sotto i missili e mezza Galilea ad oggi è distrutta, mentre nella regione la maggior parte della popolazione è rimasta senza dimora. Mi chiedo con che diritto si permette l’Iran o il Libano di mandarci più di 500 missili? E perché tutti rimangono in silenzio? In Europa nessuno si permetterebbe una cosa del genere. Ad oggi Israele ha 7 fronti aperti, senza pensare al fronte della Golà, che è un altro discorso importante. Il terribile antisemitismo che dilaga in tutto il mondo è un fronte di guerra che Israele sa di avere aperto. Non so cosa accadrà, ma la tragedia dei drusi ha sconvolto la loro e la nostra comunità. Gente modesta, dalla forte educazione e il cuore buono che ha promesso però una risposta a quanto accaduto sabato.

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