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    L’odio nel pensiero ebraico

    Il Capo rabbino di Roma, Riccardo Di Segni, insieme ai maestri (“Rabbanim”) Benedetto Carucci Viterbi, Roberto Colombo ed al professor Gavriel Levi hanno tenuto una lezione sul tema dell’odio nell’ambito ebraico, presso il Pitigliani.

    Il tutto nasce da una domanda: “Si può odiare?”. Rav Carucci fa luce sull’etimologia della parola “odio”, in latino ed in ebraico, e fa notare che questa, in latino, faccia parte dei verbi difettivi per via delle sue coniugazioni, a differenza della parola amore che è sempre coniugabile. Inoltre, il termine “odio” è presente nella Torah la metà delle volte rispetto ad “amore”. La questione su quest’argomento è complessa e servirebbero intere lezioni per poterne capire il significato. Rav Di Segni ha spiegato, con una piccola digressione, l’importanza del concetto di “ammonimento” verso coloro che si comportano male. L’ammonimento nell’ambito ebraico è di estrema importanza ed esistono “tecniche” e modi per ammonire una persona al fine di riportarla nella giusta via senza offenderla o allontanarla dalla religione. Se chi sbaglia ha delle colpe, ne ha altrettante colui che cerca di rimproverarlo, ma in modo sbagliato. 

    Rav Colombo, invece, ha tenuto una lezione più tecnica, citando fonti antiche e maestri del passato, ed il professor Levi ha concluso la lezione con degli accorgimenti ed analisi in merito all’argomento trattato. Il messaggio più forte arriva, ironicamente, da Rav Di Segni che cita un vecchio testo nel quale sono scritte tutte le forme verbali, tra le quali normali frasi quotidiane, che contengono odio e sottolinea che, per non odiare, teoricamente, dovremmo tacere la maggior parte del tempo della nostra vita.  

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