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    ISRAELE

    Gli aiuti israeliani nella Striscia e i furti di Hamas

    «Mille camion di aiuti aspettano di essere ritirati sul lato di Gaza del valico di Kerem Shalom» ha spiegato in un briefing il portavoce del governo israeliano David Mencer. Secondo i dati resi noti dal governo israeliano, dall’inizio della guerra oltre 35mila camion e 670mila tonnellate di aiuti  umanitari sono stati consegnati a Gaza. «Nella Striscia entra l’80% di cibo in più rispetto a prima del 7 ottobre» ha sottolineato Mencer, aggiungendo che quotidianamente arrivano a Gaza da 100-150 fino a 400 camion di aiuti umanitari, soprattutto tramite il varco di Kerem Shalom.

    «Hamas deruba i camion e vende gli aiuti sul mercato nero a prezzi più alti» accusa Mencer, rivelando la strategia israeliana: «Ciò che abbiamo fatto per contrastare ciò è inondare Gaza di aiuti. Portiamo aiuti a Gaza perché la nostra guerra non è contro i civili, anche se purtroppo secondo le ultime statistiche circa il 70-80% di loro sia favorevole a quanto compiuto da Hamas il 7 ottobre; la nostra missione è quella di portare più aiuti possibile e di distruggere Hamas. Non ci può essere una nuova realtà a Gaza fino a quando Hamas non sarà distrutto e gli stessi abitanti di Gaza non saranno liberi di esprimere la loro opinione e fino a quando Hamas non sarà distrutto».

    Sono 255 i giorni di guerra contro Hamas e 662 i soldati israeliani caduti in combattimento dal 7 ottobre. Sono questi gli ultimi dati forniti da Israele. Dopo la morte al fronte di quattro soldati dell’IDF negli ultimi giorni, il primo ministro Benjamin Netanyahu è intervenuto per esprimere la sua solidarietà alle famiglie dei caduti, ricordando agli israeliani che «Quando il prezzo è cosi alto dobbiamo ricordarci per cosa combattiamo: stiamo combattendo per assicurare la nostra esistenza e il nostro futuro» ha ricordato Netanyahu, aggiungendo che gli obiettivi della guerra contro Hamas sono la distruzione delle capacità militari e di governo del movimento terroristico, il ritorno a casa degli ostaggi, fare sì che Gaza non possa più costituire una minaccia per Israele, il ritorno in sicurezza dei residenti evacuati dalle loro case, sia al nord che al sud.

    Il primo ministro ha annunciato lo scioglimento del gabinetto di guerra, le cui funzioni saranno sostituite dal gabinetto di sicurezza. A tal proposito Netanyahu ha sottolineato che questo organo faceva parte dell’accordo di coalizione con Benny Gantz e che, dopo la decisione di quest’ultimo di lasciare il governo, non è più necessario.

    Sul fronte con il Libano, dall’inizio della guerra, Hezbollah ha sparato oltre 5mila razzi verso le case degli israeliani. Non c’è alcun territorio conteso tra Israele ed il Libano, sottolineano fonti israeliane:  «Useremo tutti i mezzi necessari per ripristinare la sicurezza al confine nord. Lo Stato libanese e l’organizzazione terroristica di Hezbollah, che sta operando sotto la guida dell’Iran, hanno piena responsabilità per il deterioramento della situazione di sicurezza nel nord, in violazione delle risoluzione delle Nazioni Unite. Tramite la diplomazia o militarmente, in un modo o in un altro garantiremo il rientro degli israeliani in sicurezza nel nord di Israele» ha sottolineato  David Mencer.

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