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    Mondo

    Chi era Ebrahim Raisi, presidente iraniano e potenziale successore di Khamenei

    Il presidente iraniano Ebrahim Raisi rappresentava una figura di spicco del regime iraniano. La notizia della sua morte, giunta ufficialmente questa mattina alle 6, costituisce dunque un evento particolarmente significativo. Insieme a lui peraltro hanno perso la vita il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, l’ayatollah Mohammad Ali Al-e Hashem, imam della preghiera del venerdì nella città di Tabriz, il generale Malek Rahmati, governatore della provincia iraniana dell’Azerbaigian orientale, e il comandante dell’unità di protezione del presidente, Sardar Seyed Mehdi Mousavi.
    Nato il 14 dicembre 1960 a Mashhad, Raisi era considerato il potenziale successore del leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei. Cresciuto in una famiglia clericale, il presidente iraniano scalò i ranghi molto velocemente, arrivando ai vertici della magistratura iraniana già all’età di 28 anni. Nel 1988, infatti, Raisi entrò a far parte della “commissione della morte”, dove supervisionò le esecuzioni di almeno cinquemila prigionieri politici, in maggioranza “Mujahedin del popolo’’. Per il suo ruolo in queste brutali esecuzioni, Raisi venne soprannominato “Il macellaio di Teheran”. Accusato per decenni di violazioni dei diritti umani, Raisi è stato oggetto di severe sanzioni da parte degli Stati Uniti. È stato ritenuto responsabile delle repressioni brutali in diverse ondate di protesta, tra cui anche quelle portate avanti dal movimento Onda Verde nel 2009, e quelle dopo la morte di Mahsa Amini nel 2022. Nelle ultime manifestazioni sono state uccise più di 500 persone e ne sono state arrestate oltre 22mila.
    Ebrahim Raisi entrò in politica solamente nel 2017, candidandosi per la presidenza. Perse le elezioni contro Hassan Rouhani. Nel 2019 la Guida Suprema Ali Khamenei decise di nominarlo a capo della magistratura. Secondo il Centro per i diritti umani in Iran, i suoi due anni come capo della giustizia iraniana sono stati segnati dall’intensificazione della repressione del dissenso. Nel 2021, si ricandidò per la carica di presidente, questa volta vincendo. L’elezione tuttavia ha visto tutti gli avversari potenzialmente importanti esclusi dal sistema di controllo iraniano. Durante il suo mandato, che si sarebbe dovuto concludere tra circa un anno e mezzo, l’Iran è uscito dagli accordi sul nucleare e ha arricchito la quantità di uranio necessaria per scopi militari. Il mese scorso inoltre ha dato il via libera al massiccio attacco di droni e missili contro Israele.
    La morte improvvisa del presidente Raisi non influenzerà in modo significativo la politica iraniana, che è competenza del leader supremo Ali Khamenei, ma porterà ad un’aspra lotta di potere nel quale numerosi funzionari cercheranno di scalare i ranghi all’interno del regime.
    Secondo l’articolo 131 della Costituzione iraniana, in caso di morte del presidente, il primo deputato assume temporaneamente la presidenza. Mohammad Mokhber, un lealista di Khamenei, attualmente ricopre questo ruolo. Le elezioni invece dovranno svolgersi entro cinquanta giorni.

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