Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Pekudè: Solo quelle che sono “Morashà” fanno parte delle 613 mitzvòt della Torà

    Questa parashà tratta il pubblico resoconto di Moshè su come furono usati i donativi del popolo per la costruzione del Mishkàn e per la confezione dei vestimenti dei kohanìm.
    Rav Hershel Schachter (Scranton, 1941) in Insights and Attitudes (p. 128) fa notare una anomalia nella parashà. Ogni volta che si parla dei vestimenti dei kohanìm è scritto che tutto era stato fatto “Come aveva comandato l’Eterno a Moshè”. Lo stesso non avviene quando si parla della costruzione del Mishkàn descritta nella precedente parashà di Vayakhèl. Qual è il motivo?
    R. Schachter afferma di aver trovato una spiegazione negli scritti (Chiddushè HaGriz, stencil 79) di r. Yitzchak Zeev Soloveitchik (Belarus, 1886-1859, Gerusalemme).
    L’espressione tzivà, comandò, è un termine che ha un significato halakhico. Quando appare nella Torà denota la presenza di una mitzvà in vigore per tutte le generazioni. Questo termine non viene usato per mitzvòt che erano state comandate solo per un periodo di tempo limitato. Il Mishkàn era una mitzvà temporanea, in vigore quando gli israeliti erano nell deserto. La mitzvà in vigore per tutte le generazioni è quella di avere il Bet Ha-Mikdàsh per la cui ricostruzioni recitiamo ogni giorno le nostre preghiere. Pertanto i vestimenti dei kohanìm, poiché fanno parte del servizio nel Bet Ha-Mikdàsh, sono anch’essi una mitzvà in vigore per tutte le generazioni.
    R. Schachter aggiunge che la differenza tra la mitzvòt di validità perpetua e quelle che valevano solo per un periodo di tempo limitato fu già sottolineata dai maestri della Mishnà e citata da Rashì (Troyes, 1040-1105) in Vaykrà (6:1), dove egli scrive “[La parola] comanda indica un ordine attuale e per le generazioni future”.
    R. Schachter fa notare che anche il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) usa questo criterio nel Sèfer Ha-Mitzvòt che elenca le 613 mitzvòt della Torà.
    Nell’introduzione (shòresh 3) il Maimonide specifica che non vengono contate tra le 613 mitzvòt quelle che non sono in vigore per tutte le generazioni (she-en nohagòt le-doròt). Egli scrive che per sottolineare questo principio i maestri citarono il versetto “La Torà che ci ha comandato Moshè è eredità (morashà) della radunanza di Ya’akov” (Devarìm, 33:4).
    La parola Torà (tav-400, vav-6, resh-200, heh-5) ha il valore numerico di 611, che corrisponde al numero delle mitzvòt che abbiamo imparato da Moshè. Le altre due (“Io sono l’Eterno tuo Dio” e “Non avrai altri dei”) le abbiamo sentite direttamente dal Creatore al Monte Sinai. Questo è un accenno dalla Torà che le mitzvòt in vigore per tutte le generazioni sono 613.
    Le mitzvòt che fanno parte del conto sono “Morashà’” (eredità) per tutte le generazioni. Le altre mitzvòt nella Torà che non sono in vigore per tutte le generazioni non lo sono e pertanto con fanno parte del conto delle 613 mitzvòt.

    CONDIVIDI SU: