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    ROMA EBRAICA

    La giornata della donna e il dovere della verità

    Pubblichiamo di seguito l’intervento dell’assessore alle relazioni internazionali della Comunità Ebraica di Roma Johanna Arbib, alla manifestazione di solidarietà alle donne israeliane vittime delle violenze di Hamas, organizzata a Roma dall’associazione Setteottobre

    Oggi mi piacerebbe festeggiare la festa delle donne – di tutte le donne – comprese le donne ebree rapite, stuprate, mutiliate e umiliate – festeggiando la loro liberazione.

    Mi piacerebbe festeggiare la pace nel mondo – quella pace che tutti chiedono – con slogan – di cessate il fuoco – con slogan di genocidio /carneficina – from the river to the sea – frree palestine – puntando il dito solo ed esclusivamente ad Israele.

    Mi chiedo se tutto questo è dovuto a molta ignoranza, a poca conoscenza della storia, perché come sostiene giustamente Douglas Murray – chi conosce la storia non può non essere con Israele.

    Ma purtroppo, credo che tutto questo non sia solo il risultato di molta ignoranza ma sia e soprattutto dovuto all’odio contro il popolo ebraico – un odio che ha radici antiche – che ci eravamo illusi fosse scemato – istinto per i più ottimisti –
    Prima del 7 ottobre si parlava di antisionismo nei salotti politically correct.
    Oggi le maschere si sono squagliate.

    Il 7 Ottobre ci siamo resi conto che – l’odio antisemita è qua in mezzo a noi – nelle scuole – nelle università – nelle organizzazione umanitarie – quelle organizzazione che dovrebbero proteggere le donne i bambini – i deboli –
    Tutti si ma gli ebrei no.

    il 7 Ottobre e dal 7 Ottobre sono stati commessi i crimini più atroci della storia dell’umanità – contro donne e bambine ebree: quelle massacrate il giorno del pogrom e quelle rapite che sono ancora nelle mani dei terroristi di Hamas e chissà quali atrocità stanno subendo.

    Il resoconto di questi crimini, raccontati in prima persona dalle donne rapite, successivamente liberate e della analisi dei corpi ritrovati, lasciano qualsiasi ascoltatore attonito… nessun essere umano puo’ pensare che si possano commettere tali atrocità.

    Siamo davanti ad un aberrazione che non trova descrizione nel dizionario italiano
    Noi donne italiane, ebree e non ebree, dobbiamo avere il coraggio di conoscere e diffondere la verità, non possiamo girarci dall’altra parte, abbiamo il dovere di farlo per noi stesse e per le nostre figlie e soprattutto per le donne e ragazze che oltre 153 giorni si trovano nell’oscurità.

    Sapevamo già l’8 ottobre che la violenza sessuale era una componente essenziale dei crimini contro l’umanità perpetrati il ​​giorno prima da Hamas.

    Lo sapevamo perché gli stessi assassini hanno filmato i loro crimini e perché hanno mostrato il corpo torturato, nudo della giovane Shani Louk.

    Lo abbiamo scoperto quando i soccorritori e i medici legali hanno dato le loro insopportabili testimonianze. Gli invasori provenivano da Gaza per uccidere quanti più ebrei possibile, uomini, donne e bambini, mutilandoli e torturandoli. URLANO AD ALTA VOCE “YEHUD, EBREO, VIENI FUORI”.

    Sono venuti per uccidere donne e ragazze EBREE violentandole, mutilando i loro genitali, tagliando loro i seni, davanti alle loro famiglie, ai loro genitori e ai loro figli!

    Alcune donne sono state violentate da oltre 30 uomini, miliziani di Hamas e palestinesi di Gaza.

    Questi crimini erano sistematici, diffusi, premeditati, elencati nelle guide e nei consigli dei funzionari di Hamas scoperti dall’IDF nei posti di comando attaccati.

    Ora l’ARCCI (Associazione dei centri di crisi dello stupro in Israele) dedicata alle vittime di stupro ha pubblicato un rapporto approfondito che documenta gli stupri, le mutilazioni, le torture e gli omicidi commessi contro donne e ragazze il 7 ottobre, al Nova Festival, nei kibbutz e nelle basi militari.

    Si esamina anche la sorte delle giovani donne e ragazze ostaggi di Hamas, esposte a umiliazioni e violenze sessuali per più di 150 giorni e per le quali si può temere il peggio. NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI PORTANO IN GREMBO UN SEME DEI LORO AGUZZINI.

    Questo rapporto deve essere ampiamente diffuso
    Sosteniamo la petizione End the Silence lanciata dall’ospedale Hadassah di Gerusalemme.

    Chiediamo che venga firmato in maniera massiccia.

    Sì, dobbiamo rompere il silenzio e le insopportabili smentite sorte intorno a queste atrocità.

    Ci sono voluti due mesi perché UN Women condannasse i crimini di Hamas.

    Ci sono voluti quattro perché Pramila Patten, inviata speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale nei conflitti armati, visitasse Israele.

    Sembrava sinceramente commossa e ha mostrato empatia nei confronti delle vittime che ha incoraggiato a testimoniare affinché fosse loro resa giustizia.
    La logica conseguenza, dopo il rapporto che avrebbe dovuto presentare al Segretario generale, sarebbe il deferimento alla Corte penale internazionale affinché i mandanti dei crimini contro l’umanità del 7 ottobre possano essere finalmente perseguiti.

    Invece, come se l’omertà e il silenzio non fossero più sufficienti, abbiamo assistito ad un tentativo di inversione delle vittime con il rapporto degli “esperti indipendenti” sotto la regia di Francesca Albanese (colei che affermò che il mega-pogrom del 7 ottobre era stato per niente antisemita) che pretendono di allertare su presunte violenze sessuali commesse da Israele contro le donne palestinesi. Un tentativo di scambiare le vere vittime ebree.

    La manovra è rozza, ma può comunque funzionare in un’ONU che si fa beffe dei diritti umani e calpesta le speranze che la sua creazione aveva suscitato all’indomani della Seconda Guerra Mondiale.

    La prima richiesta che il mondo deve gridare deve essere l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, uomini, donne e bambini, rapiti il ​​7 ottobre e ancora sequestrati a Gaza!

    Noi non staremo in silenzio.
    Non accetteremo mai l’abbandono delle vittime israeliane e l’impunità dei loro carnefici, i criminali contro l’umanità di Hamas.

    Non accetteremo mai che prevalga l’inversione della vittimizzazione.

    Questo 8 marzo, le vittime israeliane della tortura del 7 ottobre devono essere riconosciute e onorate in tutto il mondo affinché venga loro finalmente resa la giustizia più elementare.

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