Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    ISRAELE

    La denuncia dei parenti degli ostaggi alla Corte Penale Internazionale: “Anche i civili palestinesi hanno collaborato al massacro del 7 ottobre”

    Una delegazione dei familiari degli ostaggi israeliani si è recata in Olanda per presentare una denuncia contro i leader di Hamas presso la Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aia. Di fronte al tribunale internazionale alcuni di loro hanno rilasciato delle dichiarazioni alla stampa.
    “Mi è stata data l’opportunità di venire qui per far sì che il mondo ricordi le atrocità del 7 ottobre. Ci deve essere giustizia e non ci fermeremo finché non ci sarà un cambiamento” ha affermato Eyal Eshel, il padre di Roni Eshel, vedetta dell’IDF, che inizialmente era stata dichiarata scomparsa prima che il suo corpo fosse identificato. “Non sono stati solo i terroristi a infiltrarsi in Israele, ma anche gli abitanti di Gaza, rendendosi complici degli omicidi e delle atrocità. Queste sono le stesse persone che oggi chiedono aiuti umanitari al mondo” ha aggiunto.
    “Non ci sono molte opportunità per venire all’Aia per presentare la nostra storia e cercare di convincere la Corte internazionale a imporre sanzioni ai leader di Hamas” ha sottolineato Gal Gilboa-Dalal sopravvissuto del Nova Festival, il cui fratello, Guy, ancora nelle mani di Hamas.
    Tra i familiari degli ostaggi arrivati all’Aia ci sono anche Hadar Daniel e Romi Cohen, che stanno lottando per il ritorno dei loro fratelli gemelli Oz Daniel e Nimrod Cohen, ancora ostaggi a Gaza.
    I due sono stati rapiti insieme mentre combattevano vicino al confine di Gaza e finora le loro famiglie si sono astenute dalle apparizioni sui media per paura che i loro figli potessero essere identificati come soldati. Di fronte alla Corte dell’Aia hanno deciso di rompere il silenzio.
    “Sono venuto a L’Aia perché il 7 ottobre non è finito. Continua ancora – ha detto alla stampa Hadar -. Dobbiamo fermare le atrocità in corso e liberare tutti gli ostaggi, e anche pensare al futuro, affinché un simile disastro non si ripeta”.

    CONDIVIDI SU: