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    ISRAELE

    Il racconto del padre della piccola Emily, ostaggio di Hamas per 50 giorni

    In un’intervista all’emittente israeliana Kan News Thomas Hand ha raccontato l’incubo della prigionia a Gaza di sua figlia di 9 anni, Emily. L’uomo ha, inoltre, condiviso che la ragazza, fortemente traumatizzata dal rapimento e della prigionia, utilizza parole in codice per parlare dei terroristi. Emily, è stata rapita dal kibbutz Be’eri dai terroristi di Hamas il 7 ottobre ed è stata rilasciata il 25 novembre, come parte di un accordo di scambio tra ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi.
    Parlando del processo di recupero di sua figlia dopo la prigionia durata 50 giorni, Hand ha detto: “È molto, molto brava, sta facendo progressi, si sta riprendendo. Tuttavia, necessita ancora di tempo”, sottolineando però che Emily “non dice molto sulla sua prigionia e che piuttosto usa parole in codice per raccontare di Gaza e per parlare dei terroristi: ad esempio, usa le parole di un qualsiasi cibo o oggetto che non le piace”. Senza parlare direttamente dei rapitori, né far riferimento a episodi durante la cattività nella Striscia di Gaza.
    Thomas ha poi raccontato le condizioni in cui Emily è stata detenuta. “Credevo che fosse giù nei tunnel invece, dal momento in cui è stata rapita, sono scappati da una casa all’altra. Lei è rimasta prevalentemente con gli uomini. Io ero convinta fosse nascosta nei tunnel, lei ha poi rivelato che non era così”. È ancora lunga la strada da fare per tornare ad una vita normale, ma, grazie il sostegno di suo padre e di alcuni specialisti, Emily sta cercando di riprendere in mano la sua adolescenza dopo l’incubo che l’ha coinvolta lo scorso 7 ottobre.

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