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    ITALIA

    Le leggi razziali e La Sapienza. A New York presentato il portale che ricostruisce la storia

    Mercoledì 31 gennaio al Consolato Generale d’Italia a New York gli storici Umberto Gentiloni e Serena Di Nepi hanno presentato il portale 1938-Sapienza Leggi razziali. Il progetto ricostruisce per la prima volta, attraverso fonti documentarie e bibliografiche, l’impatto delle leggi razziali all’interno dell’università La Sapienza, apportando un nuovo contributo alla storiografia dedicata alla persecuzione degli ebrei in Italia. La serata, introdotta dal Console Fabrizio Di Michele e Natalia Indrimi direttrice del Primo Levi Center, si è svolta alla presenza della rettrice de La Sapienza Antonella Polimeni.

    Tra le università più antiche e grandi d’Europa, La Sapienza fin dal 1303 è stata un luogo d’idee e formazione divenendo dopo il 1870 uno spazio laico di confronto. Sebbene professori e studenti ebrei contribuirono alla costruzione dell’Italia liberale, le leggi razziali del 1938 di quella fascista epurarono nel giro di poche settimane almeno 67 tra professori, assistenti e personale tecnico. Non sono numeri, ma storie di uomini e donne vittime della persecuzione razzista dello Stato e dell’altrettanto amaro e lento reintegro del dopoguerra. Se Roberto Almagià “dopo sei anni di dolorosa parentesi” nel giugno del 1944 poté riassumere la cattedra di geografia, l’archeologo Alessandro della Seta non seppe mai della sua riammissione morendo in solitudine il 20 settembre del 1944 a Casteggio di Pavia nella parte d’Italia ancora in guerra.

    Con l’intento di dare nuova voce a queste storie dimenticate e di contribuire alla ricerca storiografica, all’interno del portale è possibile accedere alla documentazione e ai fascicoli personali conservati nell’Archivio storico di Sapienza Università di Roma. Questi materiali permetteranno agli studiosi di approfondire percorsi tematici e singoli casi studio, entrando all’interno della macchina burocratica fascista che perseguì alcune delle eccellenze italiane.

    La banca dati è il frutto della collaborazione tra un team scientifico e diverse istituzioni tra cui la Fondazione Museo della Shoah, che ha sostenuto con convinzione il lavoro dalle origini. Il risultato è un portale intuitivo che offre preziose informazioni, ma che consente anche di riflettere su come tra 1938 e il 1939 gli studiosi e il personale amministrativo abbiano applicato con rigore le leggi. L’immediata espulsione interruppe così le carriere di molti e privò la collettività di questo contributo scientifico e umanistico.

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