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    Chi salva una vita salva il mondo intero: il documentario “Storie della Shoah in Italia. I Giusti”

    Con la serata del 21 gennaio si dà ufficialmente inizio alle celebrazioni per la Giornata della Memoria 2024. L’Auditorium della Tecnica ha ospitato l’evento organizzato dalla Fondazione Museo della Shoah, presentato da Claudia Conte, giornalista e attivista per i diritti umani, che ha visto la partecipazione straordinaria dell’Ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, e l’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania a Roma, Hans-Dieter Lucas.
    L’evento si è inaugurato con la proiezione in anteprima del documentario ‘Storie della Shoah in Italia. I Giusti’, prodotto in collaborazione con Rai Documentari e con il sostegno dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma e dell’UCEI – Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A introdurre la visione il regista Alessandro Arangio Ruiz e gli autori Isabella Insolvibile e Amedeo Osti Guerrazzi. Il documentario sarà trasmesso, in seconda serata, il 26 gennaio su Rai 3 e gode del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero della Cultura, dell’Ambasciata d’Israele in Italia, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell’UCEI – Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Comunità Ebraica di Roma e dell’Associazione Figli della Shoah.
    L’opera fa parte di un progetto sulla memoria, realizzato dalla Fondazione Museo della Shoah, e andato in onda su Rai Due: Storie della Shoah in Italia. I complici. Questo nuovo capitolo è dedicato al coraggio e all’umanità di chi non si è lasciato abbagliare dalla propaganda politica e ha resistito, salvando e proteggendo gli ebrei dal genocidio nazista. Sono numerosissime le storie e affascinanti gli sviluppi. La storica Chiara Dogliotti racconta le vicende genovesi che hanno visto il cardinale Pietro Boetto e il segretario Don Francesco Repetto al centro della costruzione di una rete di aiuto e solidarietà. La società della “Guida Monaci” e il commendatore Alberto Zapponini nascosero a Roma negli uffici la famiglia Fiorentini. Mario Martella, tipografo romano, portò in salvo i Sabbadini in macchina verso una casa in campagna nel pieno dei rastrellamenti. E tanti altri ancora, come Bruno Fantera che, solo ventiduenne, aiutò la famiglia di Gino Moscati, allora Shammash della Sinagoga di Roma.
    Ed è proprio in onore dei Giusti che è proseguita la serata: di fronte allo stupore e la commozione dei presenti, l’Ambasciatore d’Israele, Alon Bar, ha conferito l’onorificenza di Giusti tra le Nazioni alla famiglia Salimei, una delle famiglie italiane che ha messo a repentaglio la propria vita per nascondere la famiglia Morpurgo. Le due famiglie, salvatori e salvati, si sono incontrate per la prima volta in questa occasione, finalmente riuniti in un commosso abbraccio.
    Come illustra il documentario, è lo Stato d’Israele che, grazie al Museo Yad Vashem – l’istituto di ricerca e commemorazione della Shoah di Gerusalemme, conferisce il titolo di Giusto tra le Nazioni. I Giusti sono infatti coloro che, rischiando la vita, hanno soccorso gli ebrei nascondendoli, fornendo viveri, medicine e documenti falsi o organizzando reti di solidarietà. Per riconoscere un Giusto è necessaria una rigorosa indagine storico-scientifica che verifica, tramite un’analisi incrociata delle testimonianze, l’effettiva veridicità dei fatti. In Italia il numero di Giusti è di 766 su un totale di 28.217 in tutto il mondo; e sono ancora tante le storie dei Giusti ancora da scoprire. Storie di solidarietà, umanità e affetto che mostrano la ‘semplicità del bene’, più che la ‘banalità del male’. È il Talmud a ricordare che “chi salva una vita, salva il mondo intero”, e l’incontro di famiglie legate così indissolubilmente dalla vita lo ricorda.
    Il Presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia ha posto l’accento sulla necessità di guardare alla parte edificante della Storia, agli altruisti che hanno dimostrato che la coscienza morale può superare il male. In conclusione, l’Ambasciatore Alon Bar ha sottolineato il supremo dovere morale di preservare la memoria delle persone che non sono rimaste indifferenti alle ingiustizie, alla sofferenza umana e al dolore.

    Foto credit: Ariel Nacamulli

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