La lingua incespica due volte mentre al microfono del registratore un uomo pronuncia la parola “Protomoteca” nell’annunciare i lavori dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane (allora si chiamava così); giusto il tempo di sentire la voce di Bruno Zevi ed eminenti Rabbini insieme a quelle di politici come Pietro Nenni che a Roma salutano l’assise dell’ebraismo italiano riunita al Campidoglio.
E poi tantissima musica ebraica, lunghissime declamazioni del Siddur, un oceano di canti delle più diverse tradizioni e dei più impensabili minhagim da Roma e Salonicco passando per Torino e Zagabria; per la maggior parte trattasi di registrazioni di ottima qualità, considerando i mezzi dell’epoca e le audiocassette di qualità non eccezionale.
Come non rimanere incantati e profondamente grati nei riguardi di un uomo che cercava in tutti i modi possibili di fissare sul nastro – audiocassette, VHS, master tapes, pellicole 8mm e altri supporti videofonografici ormai obsoleti – il testamento universale della letteratura vocale e corale dell’ebraismo!
Questo grande uomo è Emanuele Pacifici zl (1931 – 2014) che si era prefisso uno scopo sovrumano ossia tramandare la voce dell’ebraismo fatta di matrimoni, bar mitzvà, milòth, tefillòth dei giorni feriali e festivi; tutto ciò accomunato dal canto, dalla musica.
Quanto ottenuto da una riproduzione meccanica di una banda magnetica da 1/8 di pollice (supporto molto fragile) rende l’idea dell’immenso impegno che andava oltre la tecnologia, anzi la combatteva; mezzi così rudimentali, sperimentali per i primi anni ’70 del secolo scorso nonché limitati da meccaniche di accesso e supporti magnetici di medio-bassa qualità, non hanno fermato la passione e missione di Emanuele Pacifici nel “fissare” su pietra solida la vita ebraica, classica cattedrale del tempo.
Ogni supporto videofonografico era minuziosamente numerato nonché riportato in quaderni e, nell’era della penna e della macchina da scrivere Olivetti, aggiornato e corretto al modo amanuense; un patrimonio di 429 audiocassette e 83 master tapes è stato finalmente digitalizzato ad opera della Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria (ILMC) di Barletta (mancano ancora all’appello alcune decine di mastertapes, VHS, dischi 78 giri e pellicole che saranno finalmente digitalizzate nel 2024). Il lavoro è stato svolto nella Control Room della Sorriso Edizioni Musicali di Bari, con Transfer da quattro lettori per audiocassette acquisiti ad alta risoluzione su sistema Avid ProTools; i lettori di audiocassette sono stati calibrati per ottenere il medesimo segnale di uscita al fine di tarare il livello di ingresso digitale secondo le esigenze di qualità ottimale di acquisizione.
Tutte le 429 audiocassette e le 83 master tapes della Collezione Pacifici sono state integralmente riprodotte con successo, nonostante alcune condizioni ostili derivanti dallo stato del materiale in riproduzione (perdita di aggancio della banda neutra dal mozzo di trascinamento, sgancio della banda magnetica sia in testa che in coda, ostico trascinamento della bobina a causa della deformazione del foglio anti-attrito, guide rotanti semibloccate e altro ancora); l’audio acquisito è stato fissato ad alta risoluzione (24 bit/48khz) con livelli di registrazione ottenuti nel range tra -10 e -4dB, al fine di prevenire picchi inaspettati e preservare la massima resa sulle stratificazioni armoniche contenute.
La fase finale di cleaning e digitalizzazione ha consentito di restituire alle registrazioni di Pacifici una spazialità tale da far fatica a immaginare che ciò provenga da semplici audiocassette o vecchie master tapes; piccolo miracolo della tecnologia e del sound engineer Tommy Cavalieri.
Del resto, alla Fondazione ILMC di Barletta dove quotidianamente si archiviano e catalogano manoscritti musicali di Ghetti, Lager e Gulag e si scaricano su hard disk dozzine di canti e musiche inedite scritte in deportazione e prigionia, accadono sovente questi miracoli.
Il materiale è stato allocato nel Polo Nazionale della Musica Ebraica intitolato sette anni fa proprio a Emanuele Pacifici e fortemente voluto dall’allora presidente dell’UCEI Renzo Gattegna zl; tutti i files digitali saranno catalogati sulla piattaforma SBN a cura della Bibliomediateca delle Scienze Musicali, biblioteca della Fondazione ILMC.
Il digitale delle 429 audiocassette e delle 83 master tapes di Pacifici sarà presentato pubblicamente in un evento che si terrà a Barletta o a Roma, non appena la situazione in Medio Oriente lo consentirà.
Il presidente della Fondazione ILMC Francesco Lotoro, soddisfatto per questo importante traguardo, dichiara: “Oggi abbiamo finalmente restituito al consesso internazionale un incommensurabile patrimonio musicale ebraico. La digitalizzazione di oltre 400 audiocassette e oltre 80 master tapes di Emanuele Pacifici (in attesa di completare la digitalizzazione del restante materiale) ci fa entrare in un mondo musicale quasi magico e di ciò ringrazio di cuore il figlio Riccardo per la fiducia riposta nella nostra Fondazione. Parliamo di quantità pressoché incalcolabili di materiali musicali, intere tefilloth e tesori del canto ebraico che non basterebbero dieci vite per realizzarne la vastità. Qui a Barletta sappiamo già di essere all’avanguardia nella conservazione e promozione della letteratura musicale concentrazionaria con oltre 11.000 partiture e centinaia di manoscritti recuperati. La digitalizzazione del materiale di Emanuele Pacifici ci ha invece catapultati altrove. Va da sé che in questa Collezione ci sia tanta Roma ebraica, la Comunità ebraica di Roma dovrebbe essere l’interlocutore per eccellenza della Fondazione ILMC. Possiamo orgogliosamente affermare che la Collezione Pacifici, aggiungendosi alle già acquisite Collezioni fonografiche dei canti degli Ebrei di Sannicandro Garganico e dei Paesi del Mediterraneo balcanico e nordafricano, rende Barletta uno dei più importanti hub del patrimonio musicale ebraico”.