Quando ancora l’Europa non era neppure un’espressione geografica, lo spazio aperto del Mediterraneo già costituiva il cuore della civiltà da cui veniamo. Da quattro o cinquemila anni vi si confrontano imperi e religioni, eserciti e reti commerciali, pellegrini e mercanti, artisti e missionari. A questa straordinaria fucina che unisce Asia, Africa e Europa sono stati dedicati molti libri importanti, da Braudel a Pirenne, da Matvejevic a Ivetic e Abulafia. Si tratta di lavori storiografici, antropologici, geografici, letterari, che ricostruiscono soprattutto la “lunga durata” delle vicende del grande specchio d’acqua fra le terre, che solo i Romani hanno potuto chiamare “mare nostrum” perché quasi sempre esso è stato luogo di conflitto più che di dialogo.
Ora a questi volumi che illustrano le dinamiche e i sogni del Mediterraneo si aggiunge un nuovo libro di Maurizio Molinari intitolato proprio “Mediterraneo conteso. Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno” (Ed. Rizzoli). Ma più che delle radici storiche e antropologiche esso si occupa della situazione attuale di questo grande spazio che con le sue appendici terresti e marittime, dal Mar Nero al Maghreb, dal Mar Rosso al territorio europeo, quel che Molinari chiama “Mediterraneo allargato”, continua ad essere al “centro del mondo”: il luogo in cui si confrontano non solo le grandi potenze ma anche progetti strategici di grande dimensione. L’analisi che Molinari fa di questo argomenti è documentatissima, ricca di particolari e studiatamente oggettiva come nelle opere precedenti di questo giornalista che oggi è il massimo esperto italiano di politica internazionale. Ma vi è un’ambizione in più, in queste pagine, un tentativo di dare chiarezza quasi didattica a un intreccio estremamente complesso di problemi che molti ignorano.
Il libro è diviso in tre parti, la prima che delinea le politiche dei soggetti che si proiettano sullo spazio mediterraneo, la seconda sui “fattori globali” che influenzano la situazione politica globale proiettandosi sullo spazio mediterraneo, e la terza sulle diverse situazioni degli stati rispetto ad alcuni parametri economici, giuridici e politici, che Molinari considera “mappe di identità”. Inframezzati ai capitoli vi sono schede e cartine geografiche sulle aree numerose di crisi del “Mediterraneo allargato”.
Il risultato è un vero e proprio libro di testo di geopolitica, che andrebbe studiato da tutti coloro (giornalisti, politici studiosi, cittadini impegnati) che vogliono parlare con cognizione di causa di problemi come l’immigrazione, i rifornimenti energetici, i conflitti politici e religiosi che riguardano il nostro Paese. L’Italia infatti è al centro di questo spazio mediterraneo, ne costituisce un punto nodale, ma allo stesso tempo ne è determinata più profondamente di ogni altro Paese.
Particolarmente importante è la prima parte del libro, quella in cui si analizzano dettagliatamente le politiche mediterranee dei principali attori che hanno mire sul nostro mare, anche se i loro territori non vi si affacciano direttamente: innanzitutto gli attori globali come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina; poi le medie potenze come la Gran Bretagna, la Francia, l’Iran; infine gli attori locali come la Turchia e l’Egitto, Israele e la Spagna e ovviamente l’Italia. Ognuno di questi soggetti politici è guidato da ambizioni, desideri, timori, avversità, che spesso vanno ben al di là dei programmi di un singolo governo: dalla spinta verso i mari caldi che la Russia sente dai tempi di Pietro il Grande, alla nostalgia per il passato imperiale della Turchia, dalla politica dei mari aperti della Gran Bretagna al lento ma efficacissimo tentativo di dominio globale che si cela dietro al progetto cinese della “nuova via della seta”; alla percezione americana del Mediterraneo come grande snodo che bisogna controllare per bloccare i rischi che vengono dall’Est e dal mondo arabo, al bisogno di Israele di garantire la propria sicurezza in un ambiente ostile. Lo stato spesso caotico dell’area mediterranea deriva dall’incrociarsi di queste strategie che spesso interferiscono fra loro
Le diverse politiche infatti a tratti si corrispondono, altre volte si contrappongono, disegnano assi privilegiati di alleanza e tensioni che possono svilupparsi fino alla possibilità di scontri aperti. Tutte queste linee, che spesso non sono comprese o addirittura sono ignorate, vengono analizzate da Molinari con la consueta accuratezza e lucidità. Non vi sono nel libro previsioni o cronache politiche, ma si traccia la mappa su cui gli eventi, anche quelli non ipotizzati come il terribile pogrom del 7 ottobre in Israele e la guerra che ne è seguita, inevitabilmente si collocano.
“Mediterraneo conteso” di Maurizio Molinari, sarà presentato al Museo Ebraico di Roma lunedì 18 dicembre alle ore 17.30. Dialogherà con l’autore, Ugo Volli. La presentazione è organizzata dal Centro di Cultura Ebraica e dalla libreria Kiryat Sefer. Prenotazione sino ad esaurimento posti a: centrocultura@romaebraica.it