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    Kissinger, ‘’l’uomo ombra’’ dei presidenti Usa e la telefonata di Golda

    Era un esule ebreo del nazismo Henry Kissinger, morto nella sua casa del Connecticut alla veneranda età di 100 anni. Nato a Furth, in Germania, il 27 maggio del 1923, si chiamava alla nascita Heinz Alfred Kissinger. La sua famiglia fuggì dall’Europa che lui aveva appena 15 anni, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, per andare negli Stati Uniti. Qui divenne Henry e imparò ad esprimersi in perfetto inglese conservando sempre l’accento tedesco. Studente ad Harvard, poi professore di storia, la sua carriera a Washington inizia come consulente dei presidenti democratici Kennedy, poi di Johnson, per giungere invece a servire i repubblicani e a diventare quello che chiamavano la balia di Richard Nixon per formare la coppia che l’America definiva Nixinger. Ma non sarà l’ultimo presidente che si avvarrà delle sue capacità, dopo il Watergate continuerà la carriera politica con Gerald Ford sempre ricoprendo il ruolo di segretario di stato.

    Kissinger sarà anche l’uomo della distensione con l’Urss e del disgelo con la Cina, colui che firmerà gli accordi di Parigi per il cessate il fuoco in Vietnam e per cui riceverà il Nobel per la pace, molto contestato.

    La sconfitta di Ford e l’elezione del democratico Jimmy Carter segnano la fine della sua carriera pubblica, dopo aver lasciato il governo nel 1977, Kissinger fonda il celebre studio di consulenza Kissinger Associates, attraverso la cui porta girevole passano ministri e sottosegretari.

    Kissinger è stato attivo e lucido fino agli ultimi tempi. In occasione del suo centesimo compleanno sul “Washington Post”, il figlio David, individua la ricetta della longevità nell’inesauribile curiosità paterna per le sfide esistenziali del momento: dalla minaccia delle atomiche negli anni 50 all’intelligenza artificiale su cui scrive anche un libro.

    Amico intimo di Gianni Agnelli, Kissinger ha sempre avuto un occhio attento anche per l’Italia, di cui apprezzava il ruolo nel Patto atlantico pur avendo il Partito comunista più potente d’Occidente. Ad Oriana Fallaci nel 1972 concede una delle pochissime interviste a due. Fallaci lo descrive come un uomo non affatto disinvolto né sicuro di sé, non seducente, malgrado la fama di tombeur de femmes, col testone d’ariete. Dice di essere contrario ai pacifisti a metà, per esempio la guerra contro Hitler era necessaria e poi Kissinger cade in un tranello e le confessa il segreto del suo successo: “l’agire da solo. Agli americani piace il cowboy che entra tutto solo nella città, nel villaggio, col suo cavallo e basta”. Parole che causeranno attrito tra lui e Nixon.

     

    Le capacità politiche e diplomatiche di Kissinger sono state riconosciute anche dai suoi critici, ma l’ex segretario di stato rimane una figura molto discussa. I documenti riservati, che sono stati declassificati nel tempo, dimostrano la sua approvazione al golpe del generale Augusto Pinochet contro il presidente cileno di sinistra Salvador Allende nel 1973.

     

    Di lui, si ricordano i rapporti con Golda Meir, premier d’Israele all’epoca della guerra del Kippur nel 1973. In piena notte Golda telefonò a Kissinger per lamentarsi sul ritardo nell’invio di armi dagli Stati Uniti dopo l’attacco a Israele di Egitto e Siria. Il segretario di Stato per giustificarsi le disse: “Io sono prima di tutto americano, poi segretario di stato e infine ebreo”. La risposta di Golda fu fulminea: “Bene, l’ebraico si legge da destra verso sinistra”.

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