Cominciano ad emergere le testimonianze degli
ostaggi rilasciati da Hamas nell’ambito dell’accordo definito per la tregua.
Il sito di notizie israeliano N12 ha intervistato
alcune famiglie di ostaggi liberati, che hanno reso noto di non essere stati
sottoposti a torture, ma di aver affrontato gravi carenze alimentari durante la
prigionia. Hanno infatti riferito di aver ricevuto razioni limitate di cibo,
spesso cucinando per se stessi e per i bambini che erano con loro. Nelle ultime
due settimane di prigionia, spiegano che il cibo scarseggiava e che ricevevano
solo una pita al giorno o piccole quantità di riso. Hanno dormito su sedie di
plastica. Merav Raviv, familiare di tre degli ostaggi liberati, ha condiviso
che sua zia e sua cugina hanno perso oltre 7 kg di peso in queste settimane, e
che dormivano su una fila di sedie unite in una stanza che assomigliava a una
reception.
Anche Adva Adar, nipote di Yaffa Adar, signora di 85
anni presa in ostaggio da Hamas, ha raccontato che sua nonna ha perso molto
peso e che ha contato con precisione il numero di giorni in cui è stata
prigioniera. Mentre era ostaggio a Gaza, i terroristi hanno detto alla signora
Adar che la sua famiglia era tutta morta, nonostante non fosse vero. La sua
casa è stata distrutta da Hamas durante l’attacco terroristico del 7 ottobre.
Adar ha spiegato che sua nonna “Non ha più niente, è anziana e deve
ricominciare dall’inizio. È molto dura per lei”.
Alcuni ostaggi hanno riferito che durante il loro
rilascio da parte di Hamas hanno temuto di poter essere assassinati o linciati
dai terroristi o dai civili che lanciavano sassi alle vetture che li stavano
portando in Egitto per la liberazione.
Yocheved Lifshitz, signora di 85 anni, ha spiegato
che la tenevano nei tunnel sotterranei di Gaza. Le guardie che la controllavano
le dicevano che “erano persone che credono nel Corano e che non ci avrebbero
fatto del male”. La signora Lifshitz ha anche raccontato che durante la
prigionia riceveva solo un pasto al giorno di cetrioli, formaggio o pita.
Adina Moshe, 72 anni, ha raccontato ai familiari che
i terroristi l’avevano nascosta sottoterra, tanto che come ha spiegato la
nipote Eyal Nouri la zia deve riabituarsi alla luce del sole.
Anche Yair Rotem ha condiviso la storia della
nipotina Hila, 12 anni, liberata senza la madre ancora prigioniera a Gaza. Hila
inizialmente continuava a sussurrare poiché durante la prigionia i terroristi
le dicevano di rimanere in silenzio e di non alzare il tono della voce.
Quella di Roni Kariboy è una delle testimonianze più
incredibili. L’edificio in cui era tenuto dai terroristi è stato bombardato e
lui è riuscito a scappare, nascondendosi per quattro giorni fino a quando gli
stessi abitanti di Gaza lo hanno preso e consegnato di nuovo a Hamas.
Gli ostaggi liberati sono stati quasi tutti definiti
“in stabili condizioni fisiche e mentali” dagli ospedali presso i quali sono
stati visitati non appena sono arrivati in Israele. Solo la signora Elma
Abraham, 84 anni, è stata portata d’urgenza in ospedale in quanto in pericolo
di vita per non aver ricevuto cure adeguate durante il periodo di prigionia.