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    Spade di ferro – giorno 52. La fine della tregua o la sua continuazione?

    Liberato il terzo gruppo di rapiti
    Nonostante alcune minacce di un nuovo blocco avanzate dai
    terroristi durante la giornata, ieri pomeriggio Hamas ha consegnato alla Croce
    Rossa il terzo gruppo di rapiti. Sono Abigail Idan, la bambina di quattro anni,
    con doppia nazionalità israeliana e americana, sequestrata a Kfar Gaza che era
    diventata un po’ il simbolo dei piccoli prigionieri dei terroristi;  Ella Elyakim, bambina di 8 anni rapita a
    Nahal Oz e sua sorella Dafna di quindici; Ofrt (10 anni), Yuval (8), Oriya (4)
    Brodetz e la loro madre  Hagar Brodetz
    Ama, tutti di Kfar Gaza; Agam (17 anni) Tal (9), Gal Goldstein e la loro madre
    Chen Goldstein-Amog (48), anch’essi di Kfar Gaza, come Adrian Aviva Siegel
    (63). E’ invece di Nahal Oz Alma Avraham di 84 anni, la più anziana del gruppo,
    che è in gravi condizioni fisiche ed è stata immediatamente ricoverata allo
    Sheba Medical Center di Tel Aviv per le terapie del caso. Gli altri rapiti
    stanno bene, hanno detto di non essere stati torturati o fisicamente attaccati
    quando erano nelle mani di Hamas, ma hanno denunciato di aver sofferto la fame
    per insufficienza del vitto. Dal gruppo mancano alcuni parenti dei bambini
    tanto di oggi che di ieri. Nell’accordo era previsto che le famiglie sarebbero
    riconsegnate intere, ma Hamas non l’ha rispettato, asserendo di non riuscire a
    trovare i rapiti mancanti. È possibile che sia ancora una manifestazione di
    disprezzo per l’umanità e arroganza. Ma questo rifiuto suscita anche timori per
    la sorte dei rapiti esclusi dagli scambi.

    La liberazione degli stranieri
    Al gruppo sono stati aggiunti due lavoratori stranieri e un
    cittadino israeliano con passaporto russo, Roni Krivoj di 25 anni, rapito il 7
    ottobre alla festa di Re’im. I terroristi gli hanno concesso la libertà (e
    probabilmente la vita) “in segno di gratitudine per la posizione del presidente
    Putin in favore della Palestina”: una motivazione che mostra ancora una volta
    come Hamas consideri la vita degli ebrei come una cosa che si può regalare,
    commerciare, distruggere a seconda delle convenienze, senza accordarle nessun
    rispetto o sacralità: una concezione barbara e schiavista, che non ha avuto
    tutta la condanna e il disprezzo che merita.


    Un segnale che Hamas è ancora forte
    Solo quattro dei rapiti sono stati rilasciati nel solito
    valico di Rafah fra la Striscia e l’Egitto; gli altri sono stati consegnati
    alla Croce Rossa nel centro di Gaza, al di là della divisione della Striscia
    stabilita da Israele. Ciò dimostra certamente che essi erano detenuti in luoghi
    diversi e che dunque ogni azione militare di recupero è resa complicata da
    questa dispersione; ma è anche una dimostrazione di forza, perché i terroristi
    si sono esibiti all’aperto in una zona a portata di tiro delle truppe
    israeliane: una prova che il lavoro di pulizia dai terroristi è ben lungi
    dall’essere terminato, anche nella città di Gaza. La consegna è avvenuta in
    mezzo ai fischi di una folla minacciosa di “civili” per il cui beneficio Hamas
    ha organizzato la sua esibizione; i rapiti hanno detto di aver temuto di essere
    linciati durante il rilascio, il che rende ancora una volta problematica la
    distinzione che alcuni propongono fra i terroristi, i soli che sarebbero
    malvagi, e un popolo palestinese “innocente”. In cambio dei tredici rapiti,
    Israele ha scarcerato di nuovo 39 terroristi giovani (non bambini, sono
    adolescenti e giovani adulti condannati da un tribunale in quanto colpevoli di
    attentati e tentati omicidi) e donne, per lo più abitanti in Giudea e Samaria o
    nel comune di Gerusalemme. A Ramallah e in altre città arabe vi sono state
    manifestazioni di giubilo e di appoggio a Hamas: un’altra prova del larghissimo
    sostegno dei palestinesi al terrorismo, già ampiamente rivelata dai sondaggi.
    Il che naturalmente è un problema politico per chiunque voglia sostenere
    l’istituzione di uno stato palestinese o l’affidamento di Gaza all’Autorità
    Palestinese.
     
    La tregua dovrebbe finire oggi ma forse sarò prolungata
    Oggi dovrebbe essere consegnato il quarto gruppo di rapiti e
    concludersi la tregua. L’Egitto e il Qatar stanno lavorando per prolungarla di
    altri due o tre giorni, con la consegna di altri rapiti, una possibilità
    prevista dall’accordo. È chiaro che la pratica di liberare le persone
    sequestrate non tutte assieme ma a piccoli gruppi serve ai terroristi per
    prolungare e stabilizzare la tregua, impedendo a Israele di proseguire il suo
    lavoro di pulizia. Alla fine dei quattro giorni concordati saranno tornati a casa
    circa cinquanta rapiti israeliani e una trentina di stranieri. Il che significa
    che i terroristi ne detengono ancora almeno tre volte tanto, benché la loro
    sorte non sia purtroppo affatto sicura, perché finora non i criminali non hanno
    consentito alla Croce Rossa di visitarli né rilasciato un elenco. La posizione
    del governo israeliano è di liberare il massimo numero di rapiti secondo la
    procedura seguita in questi giorni e poi di riprendere la guerra. La necessità
    di riscattare i prigionieri è uno dei temi tradizionali dell’etica ebraica. Ma
    è chiaro che più prosegue la guerra più sarà difficile e politicamente costoso
    riprendere la guerra contro i terroristi. Nel paese e nel gabinetto vi è una
    grande discussione intorno a questi temi.
     
    I pirati del Mar Rosso sconfitti
    Infine una notizia importante che riguarda lo Yemen: i
    barchini e gli elicotteri dei terroristi Houti armati dall’Iran avevano ieri
    catturato una nuova nave ormai fuori dal Mar Rosso, all’imbocco dell’Oceano
    Indiano, il cargo “Central Park”, battente bandiera di Cipro, con un equipaggio
    composto da filippini, indiani, turchi, bulgari (e nessun israeliano). La
    ragione era la solita: si tratterebbe di una nave di “proprietà sionista”. La
    novità è che un incrociatore della flotta americana ha raccolto i segnali di
    allarme della nave e l’ha liberata dai pirati. Non si erano mosse le navi
    militari europee, russe, cinesi presenti nella regione. C’è voluta una
    decisione di Biden per sbloccare la situazione. Anche questo è un segno che la
    tutela della legalità internazionale oggi passa per schieramenti politici
    precisi. È possibile che ne seguano combattimenti fra gli Houti e le truppe
    Usa.

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