La documentazione americana. L’ospedale Shifa è una base
terrorista
La battaglia degli ospedali è entrata nel vivo. Ieri
l’amministrazione americana aveva confermato con una conferenza stampa che
anche l’intelligence Usa ha le prove che sotto il principale ospedale della
città di Gaza, lo Shifa, vi è il centro
di comando militare di Hamas, con depositi d’armi, caserme, centri di
comunicazione, residenze dei leader, tutti scavati profondamente sotto
l’ospedale, in modo da usare medici e pazienti come scudi umani e mimetizzare
l’attività militare nell’ospedale, un’istituzione che per il suo carattere
sanitario è oggetto di protezione particolare in ogni conflitto armato. Bisogna
ricordare che questo comportamento è di per sé un crimine di guerra, che di
conseguenza, secondo la legge internazionale, toglie all’ospedale la sua
intangibilità, trasformandolo in un obiettivo militare legittimo. Del resto vi
è abbondante documentazione che da sempre i gruppi terroristici palestinesi
sfruttano la protezione medica, usando le ambulanze come trasporto di truppe e
armi e travestendo i singoli terroristi, che in genere non portano divisa e si
mescolano in mezzo alla popolazione civile, da medici o infermieri.
Shifa circondata
Ieri i carristi israeliani hanno circondato il complesso
dell’ospedale Shifa, che è piuttosto vasto; avevano già offerto alla direzione
dell’ospedale dei rifornimenti di carburante per far funzionare i generatori
elettrici necessari per far funzionare gli apparati medici, ma questa proposta
è stata rifiutata per ordine di Hamas. Hanno anche indicato di nuovo delle vie
di fuga per mettere in salvo medici e i pazienti in grado di muoversi o essere
trasportati, e anche questo provvedimento umanitario si è realizzato solo in
parte, perché ostacolato dei terroristi, che traggono utilità dagli scudi umani
sia per rendere più difficoltose le operazioni dell’esercito, sia come
strumento propagandistico per poter incolpare Israele. Le forze israeliane sono
riuscite comunque a recapitare all’ospedale attrezzature e materiali medici.
L’ingresso dei militari nell’ospedale
Infine nella notte scorsa forze militari israeliane sono
entrate in una parte dell’ospedale, dove informazioni di intelligence avevano
rivelato la presenza anche in superficie di forze terroriste, con cui c’è stato
uno scontro a fuoco. Un avviso dell’operazione era stato anche dato alla
direzione dell’ospedale, per garantire l’incolumità di sanitari e malati, anche
a costo di allarmare i terroristi e di perdere il fattore sorpresa, mettendo
assai più a rischio i soldati. Le forze militari includono squadre mediche e
persone di lingua araba, che hanno seguito una formazione specifica per
prepararsi a questo ambiente complesso e sensibile, con l’intento che non venga
causato alcun danno ai civili utilizzati da Hamas come scudi umani. Come ha informato una fonte locale legata
alla Federazione delle Associazioni Italia Israele, i militari israeliani hanno
diffuso un ultimatum ad arrendersi per i terroristi presenti nell’ospedale: la
resa dei terroristi è ormai diffusa, soprattutto perché sono stati eliminati i
loro comandanti. Durante gli scontri sono stati liquidati cinque terroristi in
armi. L’operazione prosegue anche nella giornata di oggi. Si tratta di un
momento cruciale della guerra, proprio perché sotto gli ospedali vi è il nucleo
direttivo dell’apparato terrorista.
La battaglia sotterranea è solo agli inizi
Non bisogna pensare che la conquista della superficie
dell’ospedale comporti la presa di questo nodo centrale della “metropolitana”
terrorista di Hamas, fornito di collegamenti e pozzi di uscita distanti anche
diversi chilometri dal centro. Anche al nord della striscia, che ormai Israele
ha conquistato in superficie e dove sono stati distrutti circa 200 pozzi che
portavano alle istallazioni sotterranee, danneggiando buona parte delle
relative gallerie, continuano a emergere gruppi di terroristi che cercano di
prendere i soldati alle spalle. Nella notte, militari della brigata Nahal hanno fatto irruzione nella base di Kashrut
di Hamas (il loro centro di addestramento) dove hanno trovato tunnel, armi e mezzi bellici di vario tipo, tra cui
razzi e mezzi di intelligence. Inoltre,
un aereo di sorveglianza ha identificato alcuni terroristi che uscivano da una
base di lancio anticarro nascosta in una casa, sempre nel nord di Gaza che
portavano borse esplosive in direzione delle forze israeliane. L’aereo ha
seguito i terroristi e ne ha eliminati due.
Le trattative per gli ostaggi
Anche ieri si sono diffuse voci che danno per fatto lo
scambio fra Israele e terroristi. Hamas rilascerebbe un centinaio di bambini e
donne che ha rapito e continua a detenere (orribile crimine di guerra, bisogna
ribadire, che i terroristi ammettono per lo stesso fatto di intavolare la
trattativa sulla loro liberazione e che i loro sostenitori e in genere i
“pacifisti” in occidente ignorano). In cambio vuole altrettanti terroristi, che
però non sono stati rapiti ma regolarmente arrestati e condannati da tribunali
e in più pretende una tregua sul terreno di cinque giorni. Israele considera la
liberazione dei rapiti un obiettivo importantissimo e continua a ricercarli in
ogni modo, offrendo ricompense, usando mezzo di intelligence umana e
tecnologica. Ma interrompere l’operazione per alcuni giorni (e poi non poterla
probabilmente riprendere) assicurerebbe l’impunità dell’apparato centrale dei
terroristi e dunque la sopravvivenza di Hamas. Quella in corso è una guerra
asimmetrica: per Israele la vittoria è assicurare la pace dei suoi cittadini,
in particolare quelli intorno alla Striscia, e dunque l’eliminazione totale dei
terroristi; per Hamas, Jihad Islamica e altri movimenti terroristici, la
semplice sopravvivenza di nuclei delle organizzazioni è la vittoria, perché
consentirebbe loro di riorganizzarsi e ripetere il 7 ottobre, come hanno molte
volte pubblicamente ribadito. Per capire questa strana trattativa sempre
annunciata da fonte vicine ai terroristi e mai conclusa, bisogna tener presente
questa fondamentale asimmetria
Credit foto: Federazione delle Associazioni Italia – Israele