Sono quattro le pietre d’inciampo danneggiate a Roma. Dopo quelle
a via Dandolo, altre due, dedicate ai deportati Eugenio e Giacomo Spizzichino,
sono state oltraggiate in via Mameli a Roma. È il secondo atto vandalico
scoperto in poco più di 24 ore. Ieri mattina, sempre a Trastevere, erano state
danneggiate quelle che ricordavano Michele Ezio Spizzichino e Amedeo
Spagnoletto. Dalle immagini, le pietre risultano anche questa volta annerite.
Gli investigatori stanno verificando se anche in questo caso si tratti di
vernice o se siano state bruciate.
Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni lancia l’allarme
antisemitismo su La Stampa. “È successo già alcune volte negli ultimi
decenni che le periodiche recrudescenze del conflitto mediorientale che hanno
coinvolto Israele abbiano scatenato reazioni antiebraiche”, spiega Di
Segni. “Ci si è quasi assuefatti a questi fenomeni di recrudescenza che li si
considera normali”, aggiunge. Dopo il massacro del 7 ottobre
“l’orrore, lo sdegno, la pietà, la solidarietà sono scattati prontamente.
Poi c’è stato il ridimensionamento, la relativizzazione, il ‘sì però’ e la
giustificazione: ‘Sono esasperati’. Poi, in rapida successione, mentre Israele
reagiva, sono arrivati i predicatori di morale, i ‘proporzionalisti’, i grandi
suggeritori di soluzioni politiche e i giudici severi. Una certa sinistra tutta
schierata propal – scrive ancora su La Stampa in un commento dal titolo ‘Noi
ebrei e la stella di David’ – ha dimenticato che a essere colpiti sono stati
dei kibbutz, che erano la punta di diamante per tutte le sinistre del mondo.
Ora invece i loro preferiti sono i fanatici integralisti religiosi”.
“Ma l’ondata non si è fermata né si fermerà a questo. Si allarga a tutti
gli ebrei, a loro come persone e a loro come cultura – prosegue – Un passante
che viene malmenato, una casa che viene segnata, persino pietre di inciampo
deturpate. Alla base di questi meccanismi perversi e distorti c’è qualcosa di
molto più antico e profondo. In un pensiero diffuso che è inconscio per molti e
invece consapevole in molti altri, l’ebreo che vive, con la sua diversità, ha
una colpa esistenziale da scontare. È quella di voler vivere, a maggior ragione
in colpa se si governa da solo e non vuole essere sottomesso ai suoi storici
persecutori e osa persino difendersi. Se l’ebreo fa il suo dovere
istituzionale, che è quello di farsi ammazzare, arriva per un po’ la
compassione. Altrimenti rimane colpevole”.
“La pietra d’inciampo in memoria del mio bisnonno Aurelio
Spagnoletto, deportato ad Auschwitz, è stata bruciata a Via Dandolo a Roma da
chi non accetta che i suoi nipoti si rifiutino di fare la stessa fine. L’Europa
non è un posto per ebrei”, scrive poi in un post su X Jonathan Pacifici in
merito alla pietra di inciampo dedicata al bisnonno vandalizzata ieri a
Trastevere.
Anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri condanna l’oltraggio. “Roma condanna
fermamente questo gesto inaccettabile e miserabile. Solidarietà a tutta la
Comunità Ebraica della nostra città”.