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    Operazione Spade di ferro – Giorno 13

    Il ruolo degli Usa e
    la Grande menzogna

    La Grande Menzogna
    dei terroristi

    Un punto importante
    nello sviluppo della guerra di Israele col terrore è stata la Grande Menzogna
    propagandistica di Hamas dell’altro ieri sera, quando i terroristi hanno
    diffuso in tutto il mondo immagini e messaggi in cui sosteneva che l’esercito
    israeliano avesse bombardato l’ospedale Al Alhi di Gaza City provocando 500
    morti civili. È stato dimostrato invece che l’incidente aveva una natura e un
    senso del tutto differente: si era trattato di un missile della Jihad Islamica
    diretto contro Israele caduto per un difetto di costruzione vicino al punto di
    lancio, come è accaduto alcune centinaia di volte in questi giorni di guerra, e
    anche nei conflitti precedenti. Questo grosso missile dei terroristi, lanciato
    in una salva in direzione di Haifa, è ricaduto subito centrando il parcheggio
    dell’ospedale e non l’edificio stesso e provocando probabilmente alcune decine
    di vittime. Hamas ha montato la campagna propagandistica sulla “strage
    israeliana” immediatamente dopo l’incidente, mentre Israele ha smentito subito,
    ma ci ha messo un po’ di tempo per raccogliere e pubblicare le prove della
    falsità delle accuse: i filmati che mostrano la ricaduta del missile, la
    conversazione intercettata fra i responsabili di Hamas che ammettono che “il
    razzo è stato nostro”, le foto del punto di ricaduta dove si nota un cratere
    molto piccolo, nessun segno di una grande esplosione e invece una grande
    mitraglia di colpi secondari, com’è caratteristico del carico dei missili dei
    terroristi fatti per uccidere le persone circostanti sparando orizzontalmente e
    non per abbattere edifici e strutture penetrando in basso come fanno le bombe
    usate dall’aeronautica israeliana.

    I media contro
    Israele e le reazioni politiche

    Questa menzogna è
    stata subito accettata dai grandi media occidentali (New York Times in testa) e
    anche in Italia da giornali e soprattutto trasmissioni televisive. Vespa e
    Berlinguer hanno continuato ad accusare solo Israele nelle loro trasmissioni
    anche quando c’era stata la smentita israeliana e incominciavano a emergere le
    prove della menzogna. Ciò ci mostra quanto questa guerra si combatta sul piano
    dell’informazione e ci fa capire perché esiste una porzione non piccola di
    italiani e in genere di cittadini dei paesi occidentali schierati contro
    Israele nonostante tutto quel che si è visto sulla ferocia dei massacri
    terroristi: è questione di ideologia, ma anche di un lavaggio del cervello dei
    media. Per fortuna progressivamente il governo americano e quelli europei hanno
    esaminato e accettato le prove della montatura. Non così per molti paesi
    islamici, che inizialmente avevano scelto una posizione di equilibrio. In
    Giordania, in Egitto, in Tunisia, ma anche in Marocco (paese dei patti di
    Abramo) e in Turchia vi sono state manifestazioni massicce, sono stati
    proclamate giornate di lutto nazionale, i cittadini israeliani in visita,
    inclusi talvolta i diplomatici sono stati evacuati in fretta per evitare che
    fossero massacrati.

     Il ruolo degli Usa

    La Grande Menzogna
    doveva soprattutto influenzare i risultati politici della visita di Biden.
    Bisogna ricordare che gli Usa sono i soli a poter assicurare i rifornimenti
    militari essenziali per Israele, inclusi i razzi antimissile usati dal sistema
    Iron Dome, di cui c’è un grandissimo consumo. E inoltre, finora sono i soli,
    insieme alla Gran Bretagna, ad aver dato un appoggio concreto alla deterrenza
    israeliana contro Hezbollah e l’Iran, schierando due potenti gruppi navali
    davanti alle coste di Israele. La visita di Biden va nello stesso senso. Ciò è
    naturalmente bene, rafforza la resistenza dello stato ebraico di fronte a un
    attacco che rischia di estendersi, ma garantisce agli Usa anche un concreto
    potere di veto rispetto alla condotta della guerra: un potere che in passato,
    per esempio nella guerra dei Sei Giorni e in quella del Kippur, ma anche in
    diverse operazioni su Gaza negli ultimi vent’anni, è stato esercitato con molta
    decisione ed è sempre stato rispettato dai governanti israeliani, che hanno
    interrotto le operazioni quando gli Usa gliel’hanno imposto. Non bisogna farsi
    illusioni in merito: Israele è certamente molto forte ma non ha le dimensioni
    geografiche, demografiche ed economiche per poter condurre da solo, senza
    l’appoggio americano, una guerra contro tutti i paesi nemici dall’Iran alla
    Siria, dal Libano allo Yemen, oltre al terrorismo di Gaza e Giudea e Samaria.

    La guerra procede
    con energia

    Biden avrebbe potuto
    imporre la fine delle operazioni o proibire l’inizio dell’operazione di terra,
    che partirà quando il gabinetto di guerra deciderà che la situazione politica e
    militare è matura. Non lo ha fatto, almeno non lo ha fatto esplicitamente,
    anche se non sappiamo come siano andati i colloqui riservati con lui e col
    segretario di stato Blinken. E in effetti l’azione israeliana va avanti con
    grande energia: numerosi capi terroristi sono stati liquidati e le strutture
    militari dei terroristi vengono progressivamente smantellate.  Biden ha però posto due limiti: ha detto che
    “sconsiglia” Israele dal commettere gli stessi errori fatti dagli Usa nella
    guerra del Golfo, cioè in sostanza occupare il territorio nemico – il che
    riguarda una discussione che non si è ancora aperta in Israele sul tema di che
    cosa fare di Gaza una volta sconfitta e liquidata Hamas. E ha imposto
    l’apertura ai soccorsi ai civili di Gaza. Israele ha accettato di lasciar
    entrare materiali dal confine di Rafah fra Gaza e l’Egitto, ma ha limitato le
    categorie di prodotti trasportati e si è riservato di distruggere tutti i
    materiali che non andassero alla popolazione civile ma finissero alle
    organizzazioni terroriste. Non possiamo sapere quali siano i controlli
    concordati, ma certamente il punto fondamentale è che è stata garantita la
    continuazione della guerra, l’obiettivo della distruzione di Hamas e la
    presenza americana, tanto più importante quanto progressivamente si va
    scaldando il fronte settentrionale del conflitto, quello con Hezbollah, un
    movimento terrorista che ha molti più uomini, risorse e soprattutto missili
    avanzati di quanti ne conti Hamas.

     

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