I saluti
“È la prima volta che un presidente degli Stati
Uniti viene a visitare Israele in tempo di guerra. Noi siamo tutti
profondamente commossi per questo. Voglio ringraziarla per essere venuto qui
oggi e per il sostegno inequivocabile che ha dato a Israele durante questi
tempi difficili, un sostegno che riflette la schiacciante volontà del popolo
americano”. Così Bibi Netanyahu ha accolto stamattina Biden all’aeroporto,
rivolgendosi a lui con l’appellativo un po’ bizzarro ma significativo di “Mr.
President, Joe”: “Presidente” per rispetto alla carica, “Joe”, il nome proprio
che in America ha la funzione del nostro “tu” per l’amicizia. E ha continuato:
“Abbiamo visto il tuo sostegno ogni giorno nell’ampiezza e nella profondità
della cooperazione che abbiamo avuto dall’inizio di questa guerra. Per il
popolo di Israele, c’è solo una cosa migliore che avere un vero amico come te
al fianco di Israele, ed è averti qui in Israele”. Biden ha risposto: “Non
siete soli, noi siamo con voi, vi appoggiamo. Ho voluto essere qui oggi per una
ragione semplice: voglio che il popolo di Israele e tutto il mondo sappiano da
che parte stanno gli Stati Uniti… Ho voluto venire personalmente e farlo
vedere”.
L’incidente dell’ospedale
Subito Biden ha affrontato la questione
dell’incendio nel parcheggio di un ospedale di Gaza: “Sono profondamente
rattristato e indignato per l’esplosione avvenuta ieri all’ospedale di Gaza. E
in base a quello che ho visto, sono convinto che è stato fatto dagli altri, e
non da voi”. Netanyahu ha risposto sottolineando l’impegno israeliano e la
differenza con Hamas: “Mentre Israele cerca di ridurre al minimo le vittime
civili, Hamas cerca di massimizzarle. Hamas vuole uccidere quanti più
israeliani possibile e non ha alcun riguardo per le vite dei palestinesi. Ogni
giorno perpetrano un doppio crimine di guerra: prendendo di mira i nostri
civili, nascondendosi dietro i loro civili, nascondendosi fra la popolazione e
usandola come scudi umani. Hamas è responsabile di tutte le vittime civili.
Abbiamo visto il costo di questo terribile crimine di guerra ieri, quando un
razzo lanciato da un terrorista palestinese ha fatto cilecca ed è atterrato su
un ospedale palestinese. Il mondo intero era giustamente indignato, ma
l’indignazione non dovrebbe essere diretta contro Israele, bensì contro i
terroristi”.
Gli incontri
Biden è stato accolto anche dal presidente di
Israele Herzog, ha avuto un lungo colloquio da solo con Netanyahu ed ha poi
partecipato al gabinetto di guerra allargato, con i principali dirigenti
militari israeliani e diversi ministri americani. È stato un incontro, a quel
che si è saputo, molto amichevole ma franco, in cui sono emerse anche le
differenze. Netanyahu ha sottolineato che il cammino verso la conclusione della
guerra sarà “lungo e duro”, il che evidentemente è un accenno a quella
operazione di terra che molto attesa che è necessaria per spazzar via Hamas e
gli altri gruppi terroristi. Biden ha letto una dichiarazione molto
diplomatica, ma centrata soprattutto sulla pace: “Settantacinque anni fa, i vostri
fondatori dichiararono che questa nazione sarebbe stata basata su ‘libertà,
giustizia e pace’. Gli Stati Uniti sono al vostro fianco in difesa di quella
libertà, nel perseguimento di quella giustizia e a sostegno di quella pace –
oggi, domani e sempre. Ve lo promettiamo”.
Il bilancio politico
Quella che si presentava come una missione di
solidarietà e un forte riconoscimento del diritto di Israele all’autodifesa –
sia pure con i limiti che la politica americana sta cercando di stabilire a
questo concetto – è sembrata ieri notte a rischio di un clamoroso fallimento.
La spregiudicata menzogna di Hamas che ha cercato di trasformare un incidente
provocato dalla caduta di un razzo terrorista contro Israele in un
bombardamento israeliano e di moltiplicarne le vittime, per incolpare lo Stato
ebraico di una strage, rischiava di trasformare la missione di Biden dal
sostegno in un atto di accusa. Ma non è andata così, perché l’amministrazione
americana ha potuto esaminare e confermato le prove della responsabilità dei
terroristi e il presidente americano ha riaffermato la propria fiducia in
Israele, nel suo buon diritto e nel suo rispetto dei diritti umani. Quel che è
fallito è il tentativo di Biden di mediare fra le parti, data che è stata
annullata la riunione che doveva tenere, dopo la tappa in Israele, con Egitto,
Giordania e Autorità Palestinese.
Conclusione
Forse oggi, nonostante l’ondata propagandistica, le
cose sono più chiare anche per gli Usa: c’è una guerra che viene combattuta
anche sul piano dell’informazione. Israele deve vincerla e per farlo deve
andare fino in fondo. Molti stati che avevano ostentato neutralità, non hanno
resistito al richiamo dei vecchi stereotipi antisemiti e si sono schierati con
gli assassini di Hamas contro Israele che è l’aggredito. L’America ha scelto da
che parte stare, conferma il suo appoggio anche militare a Israele e ammonisce
le potenze della regione, innanzitutto l’Iran, a non entrare in guerra contro
lo Stato ebraico.